Ragazzo disabile ridotto pelle e ossa: madre condannata a 5 anni

Un giovane disabile, affetto da ritardo mentale, è stato ridotto pelle e ossa da sua madre e dal suo compagno, condannati ora a cinque anni e quattro mesi di reclusione.

Ragazzo disabile ridotto pelle e ossa: madre condannata a 5 anni

Alcuni figli devono subire dei danni irreversibili non solo sul loro corpo, ma anche sulla loro psiche. Sono segni che si porteranno dietro per sempre, proprio come è accaduto a un giovane disabile che mangiava i rifiuti dei vicini per sopravvivere e ridotto pelle e ossa per le continue vessazioni della madre e del compagno. Ora la madre è stata condannata a 5 anni, come sentenziato dal Tribunale di Torino. 

A 20 anni pesava 30 chili, ridotto pelle e ossa, come ha affermato il procuratore nell’aula di tribunale a Torino dove si è tenuta la sentenza nei confronti della madre e del compagno, responsabili. Sono queste le condizioni che presentava questo giovane la cui vita è stata salvata nell’estate di tre anni fa grazie all‘intervento dei vicini. 

A seguito di quelle accuse, la madre è condannata a cinque anni e quattro mesi di reclusione insieme al compagno, ma potranno beneficiare di alcuni sconti di pena per il rito del processo abbreviato. Il pm ha detto di avere visto immagini del genere soltanto nei campi lager e, se non fossero intervenuti i vicini, sicuramente avrebbe perso la vita entro poche ore. 

Un caso segnalato e avvenuto nell’agosto 2021 grazie ai vicini che hanno visto questo ragazzo rovistare e mangiare tra i rifiuti. Non appena i vicini hanno chiamato le forze dell’ordine, si sono trovati di fronte una situazione preoccupante. Il ragazzo era denutrito con anche ecchimosi ed escoriazioni lungo il corpo, oltre a denutrimento

Il giovane, affetto da un ritardo mentale, è stato poi trasportato in ospedale dove è rimasto per due mesi con lo staff sanitario che non sapeva se sarebbe riuscito a salvarlo. In base all’accusa, il ragazzo è stato sottoposto a diversi trattamenti aggressivi, privazioni di cibo, ma anche fatto vivere in condizioni igieniche pessime. 

La donna, madre anche di altre due ragazze, si difende dicendo che non poteva occuparsi di lui per via del lavoro. Il tribunale l’ha condannata a cinque anni togliendole anche la sospensione della potestà genitoriale e disposto un versamento di 25 mila Euro come risarcimento. 

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