Martedì pomeriggio a Pordenone, nel parco di via Brusafiera alcuni amici sono al parco a festeggiare la chiusura delle scuole e a bere vino portato da casa in bottiglioni. Una ragazzina di 13 anni si sente male e perde conoscenza, è in coma etilico. Gli amici che erano con lei sono scappati via, mentre ad assisterla sono stati alcuni passanti che hanno assistito alla scena.
L’ambulanza è subito intervenuta sul posto portandola d’urgenza in ospedale dove è tutt’ora ricoverata nel reparto di pediatria e tenuta sotto stretto controlla dai medici. Il fatto è avvenuto intorno alle ore 16 del 2 giugno.
Sono sempre più frequenti i casi di ragazzini che esagerano con gli alcolici e finiscono in coma etilico. Il dottor Roberto Dall’Amico, primario di pediatria nell’ospedale S. Maria degli Angeli di Pordenone, è sempre più sorpreso di questo abuso di alcool da parte dei minori. “Scende l’età del primo bicchiere, gli abusi stanno diventando sempre più frequenti” ha dichiarato. Addirittura si scende anche a dodici e tredici anni per le prime sbronze e i conseguenti ricoveri ospedalieri. “In passato non si rischiava la vita perché si beveva ma si arrivava a un punto che si vomitava, si stava male o ci si addormentava” continua Dall’Amico spiegando che non è solo il bere ma anche il modo in cui lo si fa. “I giovani tendono a bere di più rispetto al passato e utilizzano sistemi per riuscire a controllare gli effetti collaterali dell’alcol e favorire l’ebbrezza. Bere in questo modo è pericoloso e da noi per fortuna non è accaduto, ma in altri posti ha portato a degli esiti irreversibili. Questa è una cosa preoccupante.”
I giovani cercano di limitare gli effetti dell’alcool ma il livello alcolico nel sangue sale comunque e questo porta a effetti disastrosi per l’organismo.
In questi casi intervengono anche i servizi sociali che controllano se si tratta di un caso isolato o di un vero e proprio fenomeno che coinvolge più giovani. “Il nostro sistema è efficiente e se un ragazzino entra con alcolemia alta vengono prese tutte le misure verificando che non abbia anche assunto sostanze, che non abbia subito abusi o valutando la sua situazione”
L’ospedale di Pordenone dove lavora il dottor Dall’Amico ha iniziato a controllare e a raccogliere tutti i dati dei casi simili che hanno preso sotto le loro cure per avere un’idea della portata e del numero di adolescenti che vengono coinvolti in queste situazioni.
Un fenomeno sempre più frequente che sta coinvolgendo un po’ tutta l’Italia e che dunque non riguarda solo la città di Pordenone ma anche le altre città.