Provenzano ancora al 41bis, i figli vogliono pubbliche le sue foto

Compatibili con la misura del 41bis le condizioni di salute dell’ex boss di Cosa Nostra, secondo il ministro Andrea Orlando, sarebbe ancora in grado di comunicare con l'esterno. Le procure di Palermo, Caltanissetta e Firenze intanto si dicono favorevoli

Provenzano ancora al 41bis, i figli vogliono pubbliche le sue foto

Ancora carcere duro per il boss corleonese Bernardo Provenzano, lo ha deciso il ministro guardasigilli Andrea Orlando, cosi si riaccendono le polemiche sulla sua carcerazione che trascorre con l’applicazione del regime del “carcere duro” previsto dall’art. 41bis. I figli del padrino, che attualmente è detenuto nel carcere di Parma, si scagliano cosi contro la decisione del ministro, decisione tra l’altro supportata dalla Direzione Nazionale Antimafia, che ha stabilito per la proroga del regime particolare di detenzione all’ex capo mafia.

I figli sottolineano che Provenzano è affetto dal morbo di Parkinson, ma per il guardasigilli le sue condizioni di salute non siano così gravi da comprometterne la possibilità di comunicare con l’esterno. Cosi non è giustificabile un alleggerimento del regime carcerario da massima sicurezza a ordinario.

Si apre tuttavia una “anomalia” giudiziaria, in questo caso si registra il diverso parere sul regime penitenziario del boss, dato da ben tre procure antimafia: Palermo, Caltanissetta e Firenze, proprio quelle che condussero le indagini sull’ex capo mafia. La procura di Palermo in particolare seguì le indagini per il processo “Trattativa”, Caltanissetta per quello sull’attentato a Paolo Borsellino, e Firenze per la strage ai Georgofili. Proprio queste procure infatti, di recente avevano escluso il rischio che il boss potesse ancora  comunicare con l’esterno, su queste basi avevano manifestato parere negativo per la proroga del 41 bis al detenuto “eccellente”.

I primi ad opporsi contro la decisione di via Arenula sono stati dunque i familiari del boss, in particolare i suoi tre figli, secondo loro le perizie mediche e le relazioni del reparto ospedaliero di Parma riconoscono “l’incapacità” di Provenzano padre e non esistono altre perizie mediche che smentiscono quelle già fatte. Cosi chiedono, attraverso dichiarazioni rilasciate all’Ansa, che sia resa pubblica l’immagine del padre che denunciano vive con gli occhi puntati al soffitto, rinchiuso in una stanza blindata con ben tre agenti di guardia, e un sondino al naso per nutrirsi.

Per la Dda che ha sostenuto la scelta del governo, invece, le perizie mediche che attengono alle condizioni del boss, non escludono la possibilità che il padrino a seguito di un affievolimento del regime di carcere duro possa ancora avere la capacità di comunicare con altri soggetti detenuti e impartire cosi ordini criminali. Ciò tenuto conto sia del morbo di Parkinson, sia delle diverse patologie neurologiche. Secondo l’antimafia quindi “non emerge il totale scadimento delle capacità di attenzione, comprensione e orientamento spazio-temporale del Provenzano, bensì solo un degrado di queste facoltà”, ciò posto, non è escludibile la sua possibilità di comunicare con soggetti a sé vicini, anche per impartire ordini di rilevanza criminale, cosa che sarebbe resa possibile qualora venga posto in regime detentivo ordinario.

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