Le tracce lasciate durante una rapina hanno permesso di effettuare la prova del dna e di risalire ai malviventi per poi catturarli. La vicenda è accaduta a Cefalù, comune in provincia di Palermo, dove due anziani sono stati derubati da alcuni malviventi che avevano approfittato del fatto che erano soli in casa. I rapinatori, infatti, avevano lasciato dei mozziconi di sigaretta, segno evidente che durante la rapina stavano fumando, e tramite essi gli esperti sono risaliti al dna.
I carabinieri hanno arrestato Alessandro Vitrano di 26 anni, e due incensurati, G. V. di 38 e una ragazza di 23, J. B. I tre malviventi erano entrati in casa della coppia, che abita in una casa sita in mezzo alle campagne della cittadina balneare, e avevano rubato tutti i soldi che i due anziani tenevano nascosti in un cassetto. Inoltre, avevano anche portato via i cellulari della coppia per evitare che avvertissero la polizia. Grazie ai mozziconi invece, i Ris di Messina sono risaliti al profilo genetico dei rapinatori fino a scoprirne l’identità. Assieme a loro è stato arrestato anche un altro uomo, Giuseppe Savoca, 41 anni, che aveva utilizzato i telefoni della coppia rapinata, consentendo così di rilevare le celle agganciate durante le telefonate.
Il sopralluogo dei militari dell’Arma è stato molto accurato; oltre ai mozziconi avevano rilevato anche numerose impronte digitali. Ad essere identificati per primi sono stati i due uomini, poi la donna e infine il terzo uomo che ha usato i telefoni. La corrispondenza di tutti gli elementi ha portato alla ricostruzione della vicenda e ha consentito di confermare i sospetti. I due rapinatori sono stati sottoposti a custodia cautelare, mentre la donna e l’altro uomo si trovano agli arresti domiciliari, ma è stato imposto loro il braccialetto elettronico.
I rapinatori erano convinti di non essere catturati, anche perché era ormai passato del tempo dalla rapina. L’arresto è invece scattato martedì mattina a Bagheria, e ben 30 uomini hanno preso parte all’operazione. Dalle modalità della rapina e dall’epilogo con cui adesso si è conclusa la storia, è evidente che questi rapinatori non erano dei professionisti, visto l’ingenuità con cui hanno lasciato le prove e l’altrettanta semplicità con cui hanno anche utilizzato i telefoni.