Processo morte Martina Rossi: condannati i 2 imputati per tentata violenza di gruppo

Finalmente dopo 10 anni e 5 processi si è conclusa la storia di Martina; si è arrivati ad una condanna per i 2 imputati, 3 anni per tentata violenza di gruppo.

Processo morte Martina Rossi: condannati i 2 imputati per tentata violenza di gruppo

Si è finalmente concluso l’ultimo processo per chiarire la vicenda di Martina Rossi, la ragazza di Genova di 20 anni precipitata il 3 agosto del 2011 dal balcone del 5 piano di un hotel di Palma di Maiorca.

La ragazza si trovava in Spagna per trascorrere una breve vacanza di pochi giorni insieme a delle amiche. Il verdetto finale ricostruisce la vicenda sottolineando che Martina non si è suicidata, ma è precipitata dal balcone dell’albergo tentando di scappare disperatamente da uno stupro di gruppo. Purtroppo, ci sono voluti 10 anni e 5 processi per determinare cosa sia accaduto quel giorno.

La sentenza stabilisce che Alessandro Albertoni, campione di motocross, e Luca Vanneschi, artigiano, sono condannati a 3 anni di reclusione dalla Corte di Cassazione; erano stati condannati in primo grado a 6 anni dal tribunale di Arezzo, poi assolti in appello. È stata confermata la condanna a 3 anni per tentativo di violenza sessuale di gruppo.

Sono stati condannati per uno solo dei due reati per i quali erano stati rinviati a giudizio, difatti il secondo reato ascritto (la morte di Martina in conseguenza del tentato stupro) che era stato riconosciuto in primo grado è caduto in prescrizione. E si è rischiato seriamente, visto la lentezza dei processi, che anche il reato di tentata violenza sessuale andasse in prescrizione se il 16 ottobre non fosse stata emessa la sentenza da parte della Corte di Cassazione, ultimo grado di giudizio.

Questa la dichiarazione del padre di Martina: Giustizia è stata fatta, finalmente. Io e mia moglie non volevamo vendetta, ma solo verità. Nessuno mi potrà restituire mia figlia, nessuno potrà alleviare il nostro dolore eterno. Però adesso Martina ha racquistato la dignità che si merita dopo tutto il fango che le hanno tirato addosso e potremo ricordarla nel modo migliore”.

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