Precipita dal terzo piano a due anni: lotta per la vita nel quartiere Cristo di Alessandria

Un bambino di due anni è caduto dalla finestra al terzo piano di via Gandolfi ad Alessandria mentre la madre allattava il fratellino neonato, lasciando il quartiere in un’attesa carica di speranza per le sue condizioni critiche.

Precipita dal terzo piano a due anni: lotta per la vita nel quartiere Cristo di Alessandria

Nel cuore del quartiere Cristo, ad Alessandria, il tempo si è fermato oggi pomeriggio, lunedì 10 marzo, quando un silenzio improvviso ha avvolto via Gandolfi 14. Un bambino di appena due anni, un soffio di vita con i riccioli scuri e il passo incerto, è precipitato dal terzo piano di casa sua, un volo che ha spezzato il respiro di un’intera comunità.

In quell’appartamento, tra le mura di un quotidiano fatto di pannolini e ninne nanne, c’era la mamma, china sul fratellino neonato, con le mani occupate e il cuore diviso. Non si sa ancora come il piccolo sia riuscito a raggiungere la finestra. Forse un gioco dimenticato sul davanzale, forse un riflesso di luce che ha catturato i suoi occhi curiosi.

Quel che è certo è che, in un istante, il mondo è scivolato via sotto di lui, lasciandolo cadere nel cortile di cemento sottostante. La nonna, che abita a pochi passi, nell’edificio accanto, ha sentito un tonfo sordo che non avrebbe mai voluto riconoscere. È corsa giù, con il fiato spezzato, inciampando nei gradini, e l’ha trovato lì, fragile come un uccellino caduto dal nido. Con le braccia tremanti, l’ha sollevato di qualche metro, un gesto istintivo, quasi a volerlo riportare indietro, al sicuro, prima che il destino finisse di scrivere la sua pagina.

I soccorsi sono arrivati come un’onda, sirene che squarciavano l’aria del quartiere. I paramedici del 118 hanno avvolto il piccolo in una coperta d’urgenza, stabilizzandolo con mani esperte ma visi tesi, mentre i Carabinieri transennavano l’area, cercando risposte tra i frammenti di una giornata qualunque. Il bambino, trasportato in codice rosso al Pronto Soccorso Pediatrico di Alessandria, lotta ora in un letto troppo grande per lui, con tubi e monitor che scandiscono un’attesa che stringe il petto.

La mamma, sopraffatta, è crollata sotto il peso di quell’attimo sfuggito. I vicini, affacciati ai balconi, parlano a bassa voce di una scena che non dimenticheranno: lei, con gli occhi persi, sorretta da mani estranee mentre anche il suo corpo chiedeva aiuto. È stata portata in ospedale, lontano dal figlio che non può stringere, in un limbo di domande senza risposta.

Nel quartiere Cristo, dove i panni stesi ondeggiano ancora al vento e i bambini giocano nei cortili, oggi ogni passo sembra più pesante. Gli inquirenti scrutano la finestra, misurano altezze, controllano serramenti, cercando di capire se una barriera avrebbe potuto cambiare il corso delle cose. Ma per ora, tutto si ferma a quel battito sospeso, a quel piccolo guerriero che respira contro ogni previsione. Le ore scorrono lente, e Alessandria trattiene il fiato. I medici non si sbilanciano, ma ogni loro gesto è un filo di speranza. La notte sarà lunga, e in via Gandolfi, sotto quella finestra ormai muta, resta solo il suono lontano di una preghiera sussurrata.

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