Prato, maltrattamenti alla casa di riposo: “L’ambulanza non la chiamo, tanto muori stasera”

Le riprese effettuate grazie ad un semplice smartphone da alcuni degli infermieri che hanno denunciato le malefatte dei tutor sembrano condannare i protagonisti della vicenda. Gli anziani erano costantemente maltrattati

Prato, maltrattamenti alla casa di riposo: “L’ambulanza non la chiamo, tanto muori stasera”

In una casa di riposo di Narnali, in provincia di Prato, alcune infermiere e operatrici sociosanitarie erano solite maltrattare alcuni degli anziani pazienti ricoverati. “Respiri male? Noi l’ambulanza non la chiamiamo, tanto muori stasera… Anzi, ora ci firmi un foglio e ci lasci la casa”. Questa è solo una delle sconvolgenti intimidazioni testimoniate dalle riprese effettuate con un comune smartphone da parte di altri dipendenti dell’istituto di cura per anziani. 

Parole veramente aberranti, rievocate ieri in tribunale dai due principali testimoni del caso, nel corso del processo a carico delle quattro imputate che hanno preferito scegliere il rito ordinario. 

Maltrattamenti costanti agli anziani

Come è stato riportato da La Nazione, ieri sul banco dei testimoni è salito il tirocinante infermiere Michele Corsetti, che insieme al “collega” Diego Longo, ha denunciato le violenze perpetrate dal gruppo di operatori sanitari della struttura per anziani di Narnali. 

Grazie alla loro denuncia alle forze dell’ordine, la squadra mobile ha potuto avviare le indagini del caso, con il contribuito ed il supporto delle intercettazioni ambientali. Queste ultime hanno portato alla luce come, dal 2014 in poi, si siano verificati centinaia di episodi di maltrattamenti verbali, oltre ad alcuni rari episodi di violenza fisica.

Il tirocinante Corsetti ha voluto ribadire come fosse costantemente sbeffeggiato, schernito e umiliato dall’infermiera tutor. Per questa ragione non sarebbe riuscito ad intervenire quando è stato costretto ad assistere all’episodio dell’anziana donna che presentava difficoltà respiratorie: “Volevo imparare la professione e mi sono trovato davanti gente così…”

Dopo la denuncia alle autorità, Corsetti avrebbe anche iniziato ad acquisire prove in maniera del tutto autonoma. Diversi filmati effettuati con il suo smartphone, contenenti moltissime offese rivolte ad alcune pazienti ricoverate all’interno della struttura, sono stati acquisiti dagli inquirenti. Una particolare paziente, incapace di muoversi, sarebbe stata ingiuriata a più riprese con epiteti pesantissimi a sfondo sessuale. Anche la registrazione di questo episodio è ora agli atti del processo.

Continua a leggere su Fidelity News