Prato, Li Youlan a processo per rogo: i proprietari sapevano

La titolare cinese tira in ballo i proprietari della struttura: loro sapevano. La donna è a processo per la morte di 7 operai cinesi ed è accusata di omicidio colposo. La titolare sostiene che erano venuti i tecnici per il calcolo della tassa sui rifiuti

Prato, Li Youlan a processo per rogo: i proprietari sapevano

L’imprenditrice cinese Li Youlan, che dirigeva il capannone dove il primo dicembre del 2013 si è verificato un rogo e sono morti 7 suoi connazionali, ha tuonato parole severe durante il processo, che la vede imputata per aver tenuto gli operai in condizioni disumane. La donna ha dichiarato: “In più occasioni i proprietari pratesi del capannone sono entrati nella ditta: controllarono anche se i dormitori erano stati costruiti bene. E poi su quei morti ci ho pagato le tasse“. Lin Youlan è una delle tre donne di origine cinese accusate di omicidio colposo relativo alla strage di via Toscana, località che si trova nella zona industriale di Prato.

L’imprenditrice ha anche detto che i proprietari dell’immobile conoscevano le condizioni precarie del capannone e sapevano benissimo che i dormitori riservati agli operai erano fatiscenti: lo dimostra il fatto che alcuni tecnici avevano controllato il capannone per stabilire l’importo della tassa dei rifiuti che la donna doveva pagare. I proprietari ricevevano dalla donna 2mila euro di affitto al mese e poco importava se i dormitori erano fatti di cartone e cartongesso.

La vicenda rivela una situazione di complicità nascosta che mette in luce aspetti poco dignitosi di alcuni personaggi della cittadina. Tutti infatti sapevano dei loculi e di come erano stati allestiti e per questo motivo anche i proprietari sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di omicidio colposo. La donna, che dirigeva insieme alle altre due connazionali la ditta “Teresa Moda” ha anche ammesso che ogni anno cambiava l’intestazione della ditta per pagare meno tasse, ma afferma che non può essere addossata a loro la sicurezza delle costruzioni e nemmeno le condizioni di vita che conducevano gli operai.

Quando durante il processo si parla del giorno dell’incendio Li Youlan si commuove e non riesce a parlare, perché quel giorno per lei è stato molto doloroso. L’imprenditrice ha anche aggiunto di riconoscere le sue colpe per la gestione dell’attività, ma che non è la sola ad agire in questo modo. Infatti, diversi professionisti del settore dell’abbigliamento hanno guadagnato molto denaro favorendo il business spregiudicato e senza scrupoli, che ha visto la diffusione di capi con etichette made in Italy sui mercati dell’Est Europeo senza pietà per gli operai.

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