Prato, asta di opere d’arte raccoglie 33mila Euro per il figlio di Luana D’Orazio, vittima del lavoro

In seguito alla morte di Luana D'Orazio, una delle tante vittime sul lavoro, è stata istituita una asta di opere d'arte che ha raccolto fondi per dare al figlio una istruzione. Nel frattempo, ci sono ulteriori dettagli sulla morte della giovane toscana.

Prato, asta di opere d’arte raccoglie 33mila Euro per il figlio di Luana D’Orazio, vittima del lavoro

Le stragi sul lavoro continuano sempre più e ogni giorno si ascoltano ai telegiornali notizie di persone che, purtroppo, sono rimaste vittime sul lavoro il cui bilancio si aggrava ogni momento. Una delle vittime è stata Luana D’Orazio che ha perso la vita mentre stava lavorando in una azienda di Prato lasciando da solo il suo bambino. Proprio per lui, sono stati raccolti 33 mila Euro utili per la sua formazione e futuro. 

Circa 200 opere d’arte sono state battute all’asta in una raccolta fondi del valore di 33 mila Euro per aiutare Alessio, il figlio rimasto orfano, dal momento che la sua mamma Luana D’Orazio ha perso la vita sul luogo di lavoro durante il mese di maggio scorso a Montemurlo, provincia di Prato. Una asta che si è tenuta presso la Galleria Farsetti Arte e che ha mobilitato una marea di artisti proprio per raccogliere i fondi necessari per il piccolo Alessio. 

La Fondazione Opera Santa Rita devolverà poi l’intero bottino al bambino in un conto corrente a lui dedicato per il suo benessere e la sua formazione. I due organizzatori dell’asta, ovvero Carlo Palli e Leonardo Farsetti sono davvero soddisfatti per la cifra ottenuta dal momento che non si aspettavano di raggiungere questi risultati e, inoltre, il loro obiettivo era proprio unire arte e solidarietà come è successo. 

Colgono anche l’occasione per ringraziare chi ha partecipato, a cominciare dagli stessi artisti che hanno messo a disposizione le proprie opere d’arte dimostrando così la loro generosità. Il bambino è stato preso in custodia dalla mamma di Luana che, nel frattempo, ha cominciato la sua battaglia per garantire maggiore sicurezza sul lavoro.

Emma Marrazzo, la madre di Luana, sperava che dopo la morte della figlia, qualcosa sarebbe cambiato e che non ci sarebbero più stati morti sul lavoro, invece, a suo dire, “L’Italia è un Paese di orfani, vedove e vedovi privati dei loro cari caduti sul lavoro”. Nel frattempo, l’autopsia e la perizia su due orditoi dove stava lavorando la giovane, hanno confermato che la morte è stata confermata proprio dal mezzo che l’ha trascinata e sul quale mancava la rete protettiva

Una conferma che avvale ancora di più la condanna nei confronti dei responsabili, ovvero Luana Coppini, la proprietaria della ditta, Daniele Faggi, il titolare e l’amministratore e del responsabile di sicurezza che non si è assicurato dei vari dispositivi manomettendoli. 

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