Poliziotti indagati dopo lo scontro con i fuggitivi di Legrottaglie: “Un atto dovuto”, ma il Sap chiede una riforma

Dopo la scomparsa del brigadiere Carlo Legrottaglie, due agenti finiscono sotto indagine per l’intervento che ha portato al decesso di uno dei sospettati. Il Sindacato di Polizia interviene: “Serve cambiare la norma”

Poliziotti indagati dopo lo scontro con i fuggitivi di Legrottaglie: “Un atto dovuto”, ma il Sap chiede una riforma

La vicenda legata alla scomparsa del brigadiere Carlo Legrottaglie si arricchisce di nuovi sviluppi giudiziari. Due agenti della Polizia di Stato, intervenuti nelle campagne di Grottaglie per intercettare i due sospettati coinvolti nei fatti, sono stati formalmente iscritti nel registro degli indagati con l’ipotesi di responsabilità colposa.

Secondo quanto riferito da fonti investigative, si tratterebbe di un atto dovuto in vista degli esami medico-legali sul corpo di Michele Mastropietro, che ha perso la vita durante l’operazione di contenimento. Dalle prime ricostruzioni, i due uomini si erano allontanati subito dopo l’evento che ha causato la perdita del militare dell’arma.

Le forze dell’ordine, impegnate nella ricerca, hanno rintracciato Mastropietro già in condizioni critiche e, nel tentativo di procedere al fermo, si sarebbe verificato un secondo confronto. In tale circostanza, l’uomo non avrebbe risposto all’invito a collaborare e avrebbe mostrato un atteggiamento minaccioso nei confronti degli operatori, che hanno agito per tutelare l’incolumità collettiva.

L’altro sospettato, Camillo Giannattasio, è stato invece bloccato senza ulteriori problemi. L’indagine ha provocato una forte reazione da parte del SAP (Sindacato Autonomo di Polizia). Il segretario generale Stefano Paoloni ha preso una chiara posizione in difesa degli agenti coinvolti, sottolineando che “hanno operato in un contesto ad alto rischio per proteggere i cittadini e, ora, rischiano un procedimento che potrebbe congelare la loro carriera per mesi o anni“.

Secondo Paoloni, è giunto il momento di rivedere l’impianto normativo che regola questi casi: “Quando sussistono circostanze che rientrano nei doveri di servizio e nel quadro della legittima difesa, non dovrebbe automaticamente partire un avviso di garanzia. Sarebbe più equo che l’amministrazione rappresentasse sin da subito i propri agenti nei primi accertamenti”.

Parallelamente, il gip del Tribunale di Taranto ha convalidato il fermo di Giannattasio, disponendone la custodia in una struttura detentiva e ordinando il trasferimento degli atti alla Procura di Brindisi, per competenza. L’uomo, fino ad ora privo di precedenti, è ora sottoposto a verifiche in merito alla detenzione irregolare di materiali e oggetti ritenuti non autorizzati, ritrovati in un locale commerciale e in una proprietà privata a lui riconducibili. Secondo gli inquirenti, l’intento dei due uomini sarebbe stato quello di evitare l’individuazione di questi depositi, circostanza che potrebbe aver influito sul loro comportamento durante il tentativo di fermo. Le indagini proseguiranno con l’obiettivo di chiarire ogni passaggio dell’operazione.

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