La Procura della Repubblica di Salerno ha messo alla luce un complesso sistema criminoso costituitosi dietro le sbarre, gestito da un’associazione per delinquere di stampo camorristico, finalizzata tra l’altro alla corruzione ed estorsione ai danni di imprenditori e commercianti della piana del Sele. Con queste pesanti accuse sono scattate le ordinanze di custodia cautelare in carcere per sette persone, eseguite dalla squadra Mobile della Questura di Salerno diretta dal Vicequestore Claudio De Salvo.
Le indagini hanno rilevato che nonostante alcuni appartenenti all’associazione criminale si trovassero rinchiuse nell’istituto penitenziario di Salerno, è proprio da lì che partivano gli ordini. Dal carcere infatti i mandanti gestivano e controllavano tutto. Le manette per due degli appartenenti all’associazione criminale sono scattate dunque solo figurativamente, si tratta degli indagati Antonio de Feo e Giuseppe Capo che inviavano le loro commesse criminali verso l’esterno servendosi anche della complicità di un sovrintendente della Polizia Penitenziaria in pensione da circa tre mesi. Almeno sette le estorsioni nel mirino degli inquirenti dall’agosto 2012.
Tutto ha inizio nell’estate 2012 a seguito delle dichiarazioni di un “pentito” secondo cui dal carcere partivano precisi ordini che per il tramite del sovrintendente di Polizia Penitenziaria giungevano in modo quanto meno dettagliato all’esterno, dove i destinatari, facenti parte dell’organizzazione criminale non facevano altro che eseguirle materialmente. In questo caso però le indagini non hanno utilizzato le sole dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, infatti conferme del disegno criminale giunsero a seguito di alcune perquisizioni nel carcere di Salerno dove, nelle celle degli indagati, furono ritrovati tra altri elementi di prova due telefoni cellulari.
Notevoli erano dunque i punti di raccordo tra i due detenuti e l’esterno, dove a eseguire le estorsioni trovavano anche la complicità di due donne. Le richieste estorsive riguardavano cifre di alcune decine di migliaia di euro, ed erano dirette soprattutto a imprenditori del settore edile. Le somme incassate erano invece nell’ordine di migliaia di euro che venivano utilizzate per finanziare l’organizzazione.
In tutto 14 sono gli indagati, il sovrintendente di Polizia Penitenziaria è il solo ad essere stato condotto al carcere militare di Santa Maria Capua Vetere. Suo malgrado le indagini che hanno portato al suo arresto sono state condotte oltre che dalla DDA, dai suoi ex colleghi di Polizia Penitenziaria.