Pisa: terapia intensiva apre ai familiari dei malati di Covid per "umanizzare le cure"

Da un paio di settimane una terapia intensiva Covid dell'ospedale Cisanello di Pisa ha aperto le sue porte ai familiari dei pazienti Covid all'insegna dell'umanizzazione delle cure.

Pisa: terapia intensiva apre ai familiari dei malati di Covid per "umanizzare le cure"

In una terapia intensiva Covid dell’ospedale Cisanello di Pisa, da un paio di settimane, i familiari possono andare a far visita ai loro cari ricoverati. Il primario Paolo Malacarne, che dirige da anni un reparto di Rianimazione dell’azienda ospedaliero-universitaria pisana, e dal 26 ottobre scorso è anche responsabile della gestione di una terapia intensiva Covid con 8 posti letto, ha spiegato che lo fanno “con prudenza e buon senso”, rimarcando la necessità di “umanizzare le cure al tempo del Covid“.

I parenti possono entrare con i dispositivi di protezione individuale, vengono attentamente seguiti dal personale e possono sostare dai familiari per poco tempo, non oltre i 20 minuti…un tempo importante per chi è ricoverato e, magari, vede morire il proprio compagno di stanza.

Da molti anni, nella Rianimazione dove il medico lavora, i familiari dei ricoverati possono entrare dalle 12:30 alle 23:30, ininterrottamente, sedendosi accanto al letto del malato, sia esso in coma o sveglio.

Si parla, a riguardo, di “terapia intensiva aperta”, che in tutti questi anni non ha generato una sola infezione in più e nemmeno una sola denuncia in più, ma solo una “umanizzazione delle cure”.

L’idea del primario Malacarne

Il primario Malacarne, alla luce di quanto summenzionato, si è chiesto perchè non dare la possibilità “con prudenza e buon senso” ad un familiare di visitare il paziente Covid per 20-30 minuti al giorno nella Terapia Intensiva Covid con 8 posti letto, alternando, in relazione alla logistica del reparto, l’ingresso a 2-3 familiari al giorno, in modo che ciascun malato possa ricevere una visita ogni 2-3 giorni.

Il medico sottolinea che non ci saranno problemi di dispositivi di protezione, dato che per fortuna sono presenti in ospedale, e non ci sarà neppure un problema di rischio contagio in quanto come si bardano i medici, così si bardano coloro che lavorano nelle imprese di pulizie e, allo stesso modo, possono farlo i familiari, sotto l’attenta supervisione del personale medico.

Malacarne ha citato Antonio Ponti, medico di famiglia fiorentino, oggi in pensione, da anni “profeta” dell’umanizzazione delle cure, spiegando come, nella Rianimazione non Covid dove lui lavora, i familiari non hanno mai smesso di entrare in questi mesi, seppur nel rispetto delle restrizioni, per evitare assembramenti e via-vai nelle sale d’attesa e in rianimazione.

Il tutto è avvenuto considerando i malati come fragili e vulnerabili, “dizione che consente la deroga al divieto di accesso dei familiari in ospedale”, dice Malacarne.

Il malato di Covid se muore, muore solo, senza un familiare che possa vegliare su di lui ed è questo che il primario non manda giù, spinto da forte sensibilità umana e dedizione verso il proprio lavoro.

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