Oggi si sa, bisogna sorprendere. Ecco quindi una trovata alquanto bizzarra che ha portato grandi polemiche. Lo slogan è “L’omotransfobia è odio che uccide, non essere complice“. E fin qua può essere tutto ok. Infatti è lo slogan usato contro ogni tipo di violenza legata all’orientamento sessuale lanciata dalla Regione Piemonte, che vanta essere la prima in Italia con il suo cooridinamento dei Torino Pride contro questo tipo di prese di posizione.
Il tutto si scatena quanto l’immagine usata per esprimere questo concetto è la Pietà del Michelangelo. Subito polemica e molto accesa. Il capogruppo di Fdi, Maurizio Marrone, chiede a Regione Piemonte e Comune di Torino di togliere il patrocinio all’iniziativa. Critico anche il capogruppo Pd Davide Gariglio.
Gli assessori Cerutti e Curti hanno voluto sottolineare “Si tratta di un’opera d’arte universale patrimonio di tutti e che, al di là di ciò che rappresenta dal punto di vista iconografico, porta un messaggio di compassione, sofferenza e amore che sono sentimenti importanti quando si parla di omofobia. Fenomeno che non ha ancora la dovuta attenzione dalle istituzioni e che troppo spesso non viene denunciato”
L’aspetto del ‘nascosto in profondità’ è al centro della campagna che vuole da un lato sensibilizzare, dall’altro offrire a chi è vittima di omotransfobia tutti gli strumenti per denunciare in modo categorico e non sentirsi isolato da un mondo ancora molto chiuso. Appello a tal fine arriva da Stefano Sechi, il giovane di Torino aggredito nelle scorse settimana su un autobus, perché omosessuale. Il ragazzo ha voluto dire, ringraziando per questa campagna “Sono uno dei tanti e l’ho capito dai molti messaggi ricevuti da ragazzi che hanno subito atti di violenza o discriminazione ma non hanno detto niente. Io ci ho messo la faccia, bisogna denunciare e sapere che le associazioni e le istituzioni ci sono”.