Picchia sua moglie e dopo le incendia la casa

Un noto pregiudicato di 43 anni di Corigliano-Rossano è sospettato di essere l'autore dell'incendio doloso che ha devastato la casa di sua moglie, picchiata e sequestrata.

Picchia sua moglie e dopo le incendia la casa

Un noto pregiudicato di 43 anni di Corigliano-Rossano, comune più esteso della regione Calabria, nonché il più popolato della provincia di Cosenza, è sospettato di essere l’autore dell’incendio doloso che nella tarda serata di ieri ha completamente devastato la casa di sua moglie, edificio dove l’uomo stesso abitava, in contrada Apollinara di Corigliano-Rossano. 

Nell’abitazione data alle fiamme i carabinieri hanno trovato varie taniche di nafta, la miccia e l’innesco, e i vigili del fuoco intervenuti sul posto hanno impiegato ben tre ore per spegnere il rogo che ha recato danni ingenti alla struttura.

Secondo i sospetti delle forze dell’ordine che indagano sul caso, tale incendio, sarebbe maturato dopo l’ennesima denuncia della donna nei confronti dell’uomo, accusato di gravi e ripetute violenze familiari ai danni della stessa.

Già nel dicembre del 2020 l’uomo era stato arrestato dalla polizia per maltrattamenti e lesioni nei confronti della moglie, picchiata selvaggiamente anche sotto gli occhi della loro figlia minorenne, e con processi ancora in corso di furti ed estorsioni condotti con il metodo del “cavallo di ritorno”, ovvero la restituzione di beni sottratti alle vittime solo a seguito della consegna di denaro.

L’ultimo truce episodio sarebbe avvenuto durante la giornata di martedì scorso, quando il pregiudicato avrebbe persino sequestrato la sua consorte per 5 lunghissime ore in un agrumeto nella stessa zona, mettendole crudelmente intorno alla gola alcuni cavi elettrici, normalmente utilizzati per ricaricare la batteria di un veicolo.

La malcapitata vittima, fortunatamente liberata, era stata poi ricoverata in Pronto soccorso all’ospedale “Guido Compagna” di Corigliano Rossano, e dopo le necessarie cure era stata ascoltata dai carabinieri che ne avevano prontamente raccolto la coraggiosa e dovuta denuncia. Da quel fatidico giorno si trova in un nascondiglio protetto, su disposizione dei magistrati della Procura della Repubblica di Castrovillari, i quali coordinano le indagini sulla agghiacciante vicenda condotte dai militari in forza alla Sezione operativa del Reparto territoriale guidato dal colonnello Raffaele Giovinazzo.

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