PESCARA – Due ore e quaranta minuti. Questo il tempo medio di attesa che un paziente in codice giallo ha dovuto affrontare nella serata di ieri al pronto soccorso dell’ospedale di Pescara. Un’attesa che si allunga in modo preoccupante per quei casi che, pur non essendo immediatamente a rischio vita, richiedono comunque un intervento tempestivo.
Il dato emerge dalla piattaforma “Situazione Pronto Soccorso” della Asl, che fornisce aggiornamenti in tempo reale sulle condizioni di afflusso e gestione dei pazienti. Sorprendentemente, i tempi di attesa per i codici verdi e bianchi che indicano situazioni meno gravi sono rimasti entro i limiti stabiliti dalle tabelle ministeriali, con un accesso garantito entro 120 minuti. Tuttavia, per i codici gialli, ovvero per quei pazienti che necessitano di cure urgenti, le tempistiche sono risultate ben oltre i parametri previsti, mettendo nuovamente sotto accusa il sistema di emergenza dell’ospedale pescarese.
Le polemiche e l’inchiesta sui tempi di attesa
La questione dei lunghi tempi di attesa al pronto soccorso non è nuova, ma è riesplosa negli ultimi giorni a seguito di un acceso botta e risposta tra la consigliera comunale Simona Barba e la dirigenza della Asl di Pescara. La consigliera ha denunciato pubblicamente che una sua familiare, un’anziana di 85 anni caduta dalle scale e classificata in codice giallo, avrebbe atteso ben otto ore prima di ricevere l’assistenza necessaria. La problematica dei ritardi nei soccorsi è già al centro di un’inchiesta che ha raggiunto la fase di chiusura delle indagini preliminari, segno che le criticità sono note da tempo e non accennano a risolversi.
La risposta della Asl: «Mancano i posti letto»
Di fronte alle critiche, la Asl di Pescara ha chiarito che il problema principale è legato alla permanenza prolungata dei pazienti in attesa di ricovero, dovuta alla temporanea indisponibilità di posti letto nei reparti ospedalieri. La carenza di spazi per i ricoveri, infatti, crea un effetto a catena: i pazienti che necessitano di un posto letto restano bloccati in pronto soccorso, rallentando così l’accesso per i nuovi arrivi e congestionando ulteriormente il sistema. A confermare questa situazione è anche Alessandro Grimaldi, direttore del reparto di malattie Infettive all’Aquila e segretario regionale di Anaao Assomed, il sindacato dei medici ospedalieri. «Negli ultimi anni, in Italia sono stati tagliati quasi 70mila posti letto, il che rende trovare un letto disponibile quasi un miracolo. Il risultato è un imbuto nei pronto soccorso, che non riescono più a smaltire i pazienti», spiega Grimaldi.
Pronto soccorso sovraccarico: responsabilità e possibili soluzioni
Oltre ai problemi strutturali e organizzativi, Grimaldi sottolinea un altro aspetto cruciale: il possibile uso improprio del pronto soccorso. «A Pescara, il pronto soccorso potrebbe essere sovraccarico anche perché si trova al centro dell’area più popolosa della regione», osserva. In molti casi, infatti, il ricorso alla struttura d’emergenza avviene anche per condizioni che potrebbero essere gestite in ambito ambulatoriale o attraverso la medicina territoriale. «Sarebbe necessaria un’analisi dettagliata per capire per quali patologie la popolazione si rivolge al pronto soccorso e verificare se esiste un uso corretto o eccessivo della struttura», conclude Grimaldi. Nel frattempo, l’ospedale di Pescara continua a far fronte a una pressione crescente, con pazienti e famiglie esasperati dai tempi di attesa. La speranza è che le criticità vengano affrontate con interventi concreti, evitando che il pronto soccorso resti in uno stato di perenne emergenza.