Perizia psichiatrica a coppia che ha sfregiato Barbini con acido

La coppia che ha aggredito Pietro Barbini sarà processata con il rito abbreviato. I giudici del capoluogo lombardo hanno deciso di accogliere quindi le richieste dei difensori e di eseguire ai giovani una perizia psichiatrica

Perizia psichiatrica a coppia che ha sfregiato Barbini con acido

I due giovani arrestati a Milano per aver aggredito con l’acido il 22enne Pietro Barbini, Martina Levato e Alexander Boettcher, saranno processati con rito abbreviato ma su di loro sarà fatta una perizia psichiatrica. I giudici del capoluogo lombardo hanno accolto la richiesta fatta dai difensori della coppia e l’incarico sarà conferito ai periti nell’udienza che si terrà il 10 febbraio. Nel frattempo è stato reso noto che c’è il nome di un altro uomo che campeggia nella vicenda. 

Martina Levato è stata accompagnata dal tribunale del capoluogo lombardo al carcere di San Vittore scortata dagli agenti: è di poche ore fa la notizia che c’è un’altra persona coinvolta nell’aggressione che i due fecero a Barbini. Al momento però la persona che si dice faccia parte della vicenda non è stata ancora identificata. A quanto pare, però, avrebbe aiutato la coppia a raccogliere i contenitori con l’acido muriatico: la presenza di un’altra persona è testimoniata da un filmato estratto da una telecamera di sicurezza installata nella strada  dove è avvenuto il fatto. 

Altre testimonianze sono però emerse a carico della coppia che ha fatto l’aggressione: infatti, oltre a quella di Pietro Barbini, aggredito con l’acido muriatico il 28 dicembre, il pm di Milano Marcello Musso ha raccolto e messo sotto deposizione altre due testimonianze rilasciate da una coppia che quella sera era presente in via Carcano: la coppia ha infatti confermato che il broker finanziario e la ragazza erano assieme, e non come sostiene Boettcher che ha sempre negato di aver partecipato all’aggressione. Anche la Levato ha sempre sostenuto che il broker non c’entra nell’aggressione, ma nessuno dei due è credibile.

La madre di Boettcher ha dichiarato:  “Credo nella giustizia, credo in mio figlio…”. E ha anche aggiunto: “Ho incontrato mio figlio in carcere giovedì e l’ho visto provato, come lo sarebbe qualsiasi persona nella sua situazione. Ora mi rimane solo un colloquio perché abbiamo la possibilità di farne solo sei al mese”.

La donna crede nell’innocenza del figlio, ma sarà difficile dimostrare che il ragazzo non ha preso parte all’aggressione, viste le testimonianze, e adesso la storia di un altra persona coinvolta nella vicenda non fa che complicare la situazione.

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