Perde la vita, soffocato da una somministrazione di tranquillanti da parte del 118: un milione di euro di risarcimento

La disgrazia, avvenuta durante un intervento di emergenza, ha portato a un lungo procedimento giudiziario che si è concluso con una sentenza di condanna e un risarcimento di un milione di euro alla famiglia della persona deceduta.

Perde la vita, soffocato da una somministrazione di tranquillanti da parte del 118: un milione di euro di risarcimento

È stato il tribunale civile a stabilire che a causare il decesso di Giovanni Luigi Fresia, impiegato comunale di 59 anni residente a Collegno, siano stati i troppi tranquillanti somministrati dal personale sanitario del 118 intervenuto nella notte tra il 24 e il 25 ottobre 2019. L’uomo, affetto da un disturbo della personalità multipla, era stato soccorso dopo la chiamata d’emergenza effettuata dalla moglie, preoccupata per lo stato di forte agitazione in cui si trovava il marito.

Secondo quanto ricostruito durante il processo e confermato dalla consulenza tecnica disposta dal giudice, Fresia ricevette una dose eccessiva di sedativi in particolare ketamina e midazolam mentre veniva immobilizzato e caricato su una barella. Il personale sanitario, secondo i periti, non solo scelse una combinazione farmacologica inappropriata, ma posizionò anche l’uomo in maniera errata, ponendolo supino (a pancia in su) anziché su un fianco, come consigliato in casi di sedazione profonda.

Questa decisione si rivelò fatale. Giunto in ospedale, Fresia si trovava già in arresto cardiocircolatorio, causato da soffocamento meccanico provocato dal proprio vomito. Dopo dodici ore di agonia, è deceduto alle 13:00 del giorno successivo per una grave polmonite ab ingestis, conseguenza diretta dell’inalazione del materiale gastrico. Nel corso del procedimento civile, i familiari dell’uomo hanno presentato denuncia contro i sanitari coinvolti.

La perizia medico-legale ha individuato precise responsabilità da parte di tre medici, confermando la presenza di errori gravi nella gestione del caso. L’accertamento ha evidenziato come un’assunzione massiccia e non giustificata dei farmaci sedativi, unita al posizionamento scorretto del paziente, abbiano contribuito in maniera decisiva al decesso.

Il tribunale ha quindi riconosciuto alla moglie e agli altri familiari un risarcimento complessivo pari a un milione di euro, a carico dell’azienda sanitaria responsabile del servizio di emergenza. Alla lettura della sentenza, la moglie di Fresia ha espresso la propria soddisfazione per il verdetto, sottolineando con parole semplici ma profonde il significato della lunga battaglia legale: «Non volevo vendetta, ma giustizia. E l’ho ottenuta». 

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