Per gli ex consiglieri lombardi arriva il processo

Milano, decine di ex consiglieri regionali verso un maxi processo per le spese pazze del Pirellone, i fatti risalgono al periodo 2012 e al 2013. Per i rimborsi di spese assurde con i soldi pubblici finiscono con il rinvio a giudizio noti personaggi politici

Per gli ex consiglieri lombardi arriva il processo

Ieri, la Procura della Repubblica di Milano per mano dei giudici inquirenti Alfredo Robledo, Paolo Filippini e Antonio D’Alessio ha inviato al tribunale presso il gip la richiesta di rinvio a giudizio per ben 64 persone. Tutti o quasi gli accusati, sono ormai ex consiglieri regionali, in pochissimi infatti sono stati ricandidati come il vicepresidente del Consiglio, il leghista Fabrizio Cecchetti e Elisabetta Fatuzzo per la lista Pensionati.

Tuttavia alcuni degli indagati si dicono stupiti della decisione della Procura poiché la Corte dei Conti per la stessa vicenda ha chiuso a loro favore il fascicolo d’inchiesta. La parola passa quindi al giudice dell’udienza preliminare che dovrà nel caso, confermare il rinvio a giudizio e quindi, l’esigenza di un processo penale a carico degli indagati. Tra questi ci sono non pochi nomi noti come Renzo Bossi, Nicole Minetti e Davide Boni ex presidente del Consiglio Regionale.

I fatti su cui l’accusa punta l’indice sono le presunte spese fin troppo allegre sostenute dai consiglieri con i soldi pubblici, tra le più strane si ricorda una su tutte quella dell’ex assessore del Pdl, Giovanni Rossoni, con oltre 3400 euro spesi in novanta provoloni Auricchio. Ma la lista è fin troppo lunga, tra chi comprava torroni a chi pagava cene a base di aragosta e sushi, il totale ammonta a oltre 3 milioni di euro. I dettagli delle spese contestate dalla Procura di Milano sono racchiusi nelle 700 pagine di richiesta di rinvio a giudizio, da notare che rispetto alla chiusura delle indagini, le voci in capitolo sono state leggermente ritoccate al ribasso.

Per tutti o quasi gli indagati, l’accusa è di peculato, per due di essi invece è in piedi l’accusa di truffa, si tratta di Davide Boni e Stefano Galli. L’ex consigliere Boni infatti dal 2003 trasferì dimora abituale e domicilio a Milano, facendo però credere alla Regione di vivere ancora nel mantovano e da lì spostarsi ogni volta per raggiungere il Pirellone. Risultato: si sarebbe fatto liquidare per le spese di trasporto la modica cifra di 32mila euro. Ma non finisce qui, scrivono i pm: “dichiarando in data 2/11/2010, contrariamente al vero, di aver fatto rinuncia al servizio di autista fornito da Regione Lombardia, si faceva liquidare, in virtù di una delibera di Presidenza (…) emanata dallo stesso Davide Boni, 69.484 euro per il 2010 e il 2011“.

Diversa la posizione dell’ex leghista Galli, per lui l’accusa dichiara che avrebbe aver commesso abusi nel far ottenere una consulenza da 196mila euro al genero, tra l’altro, anche lui tra gli imputati. A suo carico anche un rimborso di oltre sei mila euro che sarebbe servito per il banchetto nuziale della figlia.

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