La vicenda si sviluppa nell’arco di un anno e racconta di una spirale ossessiva, fatta di appostamenti, messaggi minatori, pedinamenti, telefonate insistenti e incursioni non autorizzate nell’abitazione della ragazza. Un incubo che inizia quando il giovane, amico del fidanzato della donna, sviluppa una vera e propria ossessione nei confronti della ragazza. Il primo campanello d’allarme è rappresentato dalle telefonate e dai messaggi minatorio: l’uomo le chiede insistentemente di lasciare il compagno, arrivando a usare toni feroci e ricattatori. Ma ben presto la situazione degenera. Un giorno, la donna si ritrova l’uomo davanti alla porta di casa.
Lui è già nel vano scale del condominio, quando inizia a prendere a calci l’uscio, fino a forzarlo e introdursi nell’appartamento, dove la ragazza si era rifugiata con la madre. All‘arrivo della polizia, il 29enne si era già dileguato. In un altro episodio, la giovane è in auto con un’amica. L’uomo la segue, si avvicina e pretende di parlare con lei. Ma è di notte che l’incubo raggiunge il culmine. La 25enne sta uscendo dall’abitazione del fidanzato quando si accorge di essere seguita. L’uomo è nascosto dietro alcune auto. La blocca e, con tono feroce, le dice: «Se non lo lasci, lo faccio fuori».
La ragazza è al telefono con la madre e la implora di chiamare subito le forze dell’ordine. Il comportamento del 29enne, secondo gli inquirenti, è risultato “gravemente fastidioso e persecutorio”. Non solo per il contenuto dei messaggi e delle telefonate, tutte conservate dalla donna, ma anche per la continua intrusione nei suoi spazi privati: spesso si presentava nei luoghi da lei frequentati, imponendo la propria presenza in maniera manesca e non richiesta.
A raccogliere la denuncia della ragazza sono stati gli agenti della squadra volante, coordinati dal sostituto commissario Andrea D’Angelo. Subito dopo, su richiesta della Procura di Chieti, il giudice per le indagini preliminari Maurizio Sacco ha disposto una misura cautelare: inizialmente era previsto il divieto di avvicinamento a meno di 500 metri dalla ragazza e il divieto assoluto di comunicare con lei o i suoi familiari, in qualsiasi forma. Era stato inoltre disposto il monitoraggio con braccialetto elettronico, ma l’indagato ha rifiutato di sottoporsi al dispositivo. Di conseguenza, il giudice ha convertito la misura cautelare nel divieto di dimora nel comune di Chieti.
Il provvedimento è stato eseguito dalla squadra mobile. Ieri mattina, in tribunale, l’uomo assistito dall’avvocato Vittorio Supino si è avvalso della facoltà di non rispondere nel corso dell’interrogatorio di garanzia. Il legale sta valutando la possibilità di presentare ricorso al tribunale del Riesame per chiedere l’annullamento dell’ordinanza. Nel frattempo, la giovane donna cerca di ricominciare a vivere con maggiore serenità, confidando che la giustizia possa proteggerla davvero.