Arrivano dalla Serbia, viaggiano in aereo, giungono a Roma, poi vanno in treno prima a Bologna e da qui a Modena, dove elemosinano per le strade della città emiliana. Sono i pendolari della questua: due uomini e una donna che si appostavano nelle zone più trafficate e di passaggio della città , per esercitare la loro “professione” di mendicanti.
I tre giravano per strada con un cartello in mano con sopra scritto: “Vi prego aiutatemi ho due bimbi ho perso lavoro”. Bloccavano i passanti per strada, oppure si aggiravano tra le macchine in sosta ai semafori per chiedere qualche euro. Ma erano anche invadenti, e così i cittadini li hanno segnalati alla polizia municipale, che alla fine li ha fermati.
Sono serbi in trasferta. Anzi, sono pendolari dell’elemosina: partono dalla Serbia un paio di volte al mese, giusto il tempo per raggranellare guadagni che farebbero impallidire medici e professionisti. Esercitano il loro “mestiere” a Modena perché a Bologna la concorrenza sarebbe troppo elevata, e i tre mendicanti preferivano frequentare zone meno battute, come dei pionieri della carità .
La loro era una “professione” che fruttava bene: 40 euro all’ora. Una somma che, moltiplicata per 8 ore al giorno di “lavoro” ipotetico, fanno 320 euro al giorno; circa 8.300 euro al mese. Cifre da dirigenti aziendali o da ministri del governo. Il denaro raccolto il giorno del fermo è stato sequestrato dalla polizia, e i tre sono stati sanzionati per disturbo ai passanti.
In Italia, sono numerosi i finti mendicanti. Soprattutto nomadi e stranieri. Usano tecniche che si fanno ogni giorno sempre più sofisticate: c’è chi si finge invalido, chi esodato con cinque figli a carico, e chi usa bambini e cani per impietosire i passanti. Tanto che l’associazione di difesa di animali aveva denunciato il racket dei cani usati proprio dai professionisti della questua.