Secondo quanto dichiarato da Marianna Fabozzi, la madre del piccolo Antonio Giglio, il piccolo era caduto dalla finestra mentre stava guardando l’elicottero dei carabinieri. Il bambino cadde, lo ricordiamo, dal balcone di quello stesso palazzo presso il Parco verde di Caivano, in cui ha perso la vita, neanche un anno dopo, la piccola Fortuna Loffredo.
Allora si pensò subito ad una tragica fatalità, per la quale comunque la madre del piccolo Antonio fu indagata per omicidio colposo, tanto a non far disporre neanche l’autopsia e l’inchiesta fu presto archiviata. Ma alla luce dei recenti e tragici fatti, che hanno colpito un’altra bambina dello stesso stabile, strettamente legata anche lei alla famiglia di Antonio, é stato deciso di riaprire il caso, cambiando il capo d’imputazione da omicidio colposo ad omicidio volontario.
Secondo l’accusa, il piccolo Antonio é stato buttato giù e non caduto accidentalmente, probabilmente anche lui vittima di abusi. Decisivo a tal fine il racconto di una testimone, che non ha avuto timore a tirare in ballo la madre del bambino, Marianna Fabozzi, che ora si trova in carcere perché ha coperto il compagno, Raimondo Caputo, a cui sono state attribuite le violenze e l’uccisione della piccola Fortuna.
I legali della famiglia Loffredo hanno richiesto la riesumazione del corpo del bambino, per accertarne le cause della morte, mentre la prossima settimana le tre sorelline di Antonio, dovranno nuovamente testimoniare in occasione dell’incidente probatorio.
Grazie alla loro preziosa collaborazione e alle decisive dichiarazioni rese davanti ai giudici in modalità protetta – come sempre avviene in questi casi in cui sono coinvolti bambini di tenera età – , le bambine hanno sconfitto le pressioni del loro degradato contesto familiare, che invece le costringeva a tacere e a non dire nulla. Queste bambine, loro malgrado, sono diventate il simbolo del seme della speranza, che ci insegna e ci fa riflettere su tante cose che noi adulti dovremmo invece cambiare.