Papa Giovanni Paolo II, 40° anniversario dello sparo

Sono passati quarant'anni. Era il 13 maggio 1981 quando Alì Agca impugnò l'arma verso il Papa Wojtyla, Giovanni Paolo II, davanti alla folla. Il Papa era lì per una udienza generale.

Papa Giovanni Paolo II, 40° anniversario dello sparo

Sono passati ben quarant’anni da quando Alì Agca rivolse l’arma sparando al Papa Karol Wojtyla, Giovanni Paolo II, a Roma, in Piazza San Pietro, che si trovava in una piazza gremita per svolgere una udienza e celebrare l’apparizione della Madonna di Fatima, pare infatti che questo fosse il terzo segreto di Fatima. Mentre salutava i fedeli gli spararono sulla papamobile, venne immediatamente soccorso e trasportato al Gemelli di Roma.

Le persone rimasero attonite e temerono il peggio, il Papa mostrava un’emorragia interna, ma i dottori lo salvarono. Divenne un caso mediatico, non si scoprì mai la motivazione, per cui l’attentatore rivolse l’arma verso il Papa emerito. Si trattava di un giovane turco di 23 anni, che venne subito arrestato e condannato all’ergastolo.

Agca ritrattò diverse volte sull’ accaduto, il suo difensore voleva farlo passare per schizofrenico, citando se stesso come reincarnazione di Gesù, anche 3 presunti complici nell’attentato, anche se agì effettivamente da solo, cioè che l’attentato a Wojtyla fosse parte di un complotto internazionale mosso dai servizi segreti bulgari su commissione del KGB, ma i tre vennero assolti per assenza di prove.

Agca tuttora si trova libero in Turchia per amnistia. Nel 2000 gli fu concessa la grazia dall’allora Presidente della Repubblica Ciampi, Venne estradato in turchia, dove attentò alla vita di un giornalista e finì in prigione, Il Papa lo volle incontrare pubblicamente anni dopo e lo perdonò, in un discorso pubblico disse: “Resta un segreto la nostra conversazione, l’ho perdonato, ho parlato a lui con il cuore, come ad un fratello”. 

Oscuri segreti rimangono riguardo l’argomento sull’attentato al Papa e sul perchè Agca abbia tirato in ballo talpe interne al Vaticano, intersezioni con la sparizione di Emanuela Orlandi, e qualche anno fa citando l’ayatollah iraniano Ruhollah Khomeini, il religioso che guidò la rivoluzione in Iran del 1979.

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