Papa Francesco: "stupirci anziché cercare un colpevole"

Nella quarta domenica di Quaresima Papa Francesco ha commentato l'episodio del Cieco nato proposto dal Vangelo secondo Giovanni

Papa Francesco: "stupirci anziché cercare un colpevole"

Nella riflessione odierna, quarta domenica di Quaresima, commentando il Vangelo in cui Giovanni ci presenta l’episodio e il miracolo del cieco nato Papa Francesco torna sulla parola “chiacchiericcio” che individua nella ricerca di un colpevole, perché quest’uomo sia nato cieco. Anche noi invece di affrontare le domande impegnative siamo spesso tentati di “cercare un colpevole“.

A guarigione avvenuta, anziché lasciarsi stupire, “le reazioni aumentano“, i conoscenti cominciano a dire: “Quest’uomo è stato sempre cieco: non è possibile che ora veda, non può essere lui!, è un altro”: è lo scetticismo, ha affermato Papa Francesco. La guarigione non è accettabile, meglio non interrogarsi, non affrontare l’avvenimento e non pronunciarsi. A parlare è la paura delle autorità religiose.

Di fronte a Gesù scorgiamo dei cuori chiusi per diversi motivi. “Bloccati dalla paura“, ha sottolineato il Papa, la ricerca di un colpevole è sostenuta dall’incapacità di stupirsi e dalla mancata volontà al cambiamento. Capita anche a noi, oggi di cercare spiegazioni che giustificandoci ci permettono di non cambiare, secondo Papa Bergoglio è questa una “via di uscita più elegante che accettare la verità“.

Il cieco nato è l’unico a reagire bene, “felice di vedere, testimonia quanto gli è accaduto nel modo più semplice: «Ero cieco e ora ci vedo»“, ha affermato Francesco. Non teme di dire la verità che lo ha reso libero da tanti pregiudizi che lo costringevano “a chiedere l’elemosina per vivere“. Questa libertà gli permette di rendere testimonianza a Gesù, “a colui che gli ha dato la piena dignità”. 

Quando Gesù ci guarisce, ci ridona dignità“, ha ricordato il Papa e questo è un dono pieno “che esce dal fondo del cuore, che prende tutta la vita“. Gesù non si preoccupa di compiere un miracolo nel giorno di sabato, davanti a tutti e libera il cieco donandogli la vista, in cambio non chiede nulla. Il cieco risponde con la testimonianza e la dignità di chi si sente guarito, rinato nella vita.

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