Papa Francesco è tornato a pontificare, e stavolta l’argomento all’ordine del giorno è stato di natura economica. Siamo infatti molto vicini alla data in cui la CEI avrà il compito di approvare il bilancio dell’8×1000, così Bergoglio ha voluto dare indicazioni relative alla gestione dei beni economici in possesso della Chiesa.
“In una visione evangelica, evitate di appesantirvi in una pastorale di conservazione, che ostacola l’apertura alla perenne novità dello spirito” ha ammonito Papa Francesco, ricordando che un buon ecclesiastico dovrebbe mantenere per sé unicamente quanto possa essere utile alla sua “esperienza di fede e di carità del popolo di Dio“.
Parole meravigliose, ma alle quali fa da contralto la gestione che la Chiesa stessa ha fatto degli introiti derivanti dall’8×1000, molto spesso al centro di critiche da parte di inchieste economiche che hanno messo a nudo gli altarini del Vaticano.
Un’inchiesta de Il Regno risalente al 2008, rivelò ad esempio che nel triennio 2005-2007 meno di un quinto dell’intero ricavato dell’8×1000 alla Chiesa cattolica finì destinato alle opere di beneficienza; persino peggiore quanto emerso in occasione dello Tsunami che nel 2004 flagellò il Sud-Est asiatico, quando venne coniato lo slogan “Le vostre firme si sono trasformate in barche e reti: barche e reti capaci di crescere figli e pescare sorrisi“.
Degli oltre un miliardo di euro raccolti grazie all’8×1000 in quell’anno, solamente 3 milioni (dati CEI, nda) finirono effettivamente destinati agli sfollati dello tsunami. La campagna pubblicitaria incentrata sullo tsunami, come scoperto da IlSole24Ore, era costata 9 milioni; il triplo dei soldi effettivamente destinati alle vittime della tragedia.
Uno scandalo che Papa Francesco non ha alcuna intenzione di vedere ripetersi sotto il proprio pontificato, visto che la Chiesa cattolica continua a ricevere oltre l’80% delle preferenze degli italiani in materia di quote di imposta.
Soprattutto data la (pur modesta, dal punto di vista delle preferenze dei fedeli) concorrenza della Chiesa valdese, che al contrario ha sempre operato nella più totale trasparenza. Per questo Papa Francesco ha invitato i prelati a “bruciare sul rogo le ambizioni di carriera e potere“, che di spirituale “hanno ben poco“, come sottolineato dal Pontefice.