Papa Francesco la mondanità è effimera, ma ha radici profonde

La preghiera del Papa oggi, 16 maggio, è stata rivolta al Signore per coloro compiono l'opera di misericordia di seppellire i morti. Nell'omelia Francesco ha parlato della mondanità che coinvolge anche i cristiani.

Papa Francesco la mondanità è effimera, ma ha radici profonde

In quest’ultima messa quotidiana alla presenza delle telecamere, oggi 16 maggio 2020, Papa Francesco ha introdotto, come sempre, la celebrazione con l’intenzione di preghiera: il ricordo va a coloro che hanno il compito, non facile, di seppellire i morti, rischiando anche la vita in questo tempo di emergenza sanitaria.

Le letture di quest’oggi sono tratte, come nei giorni scorsi, dal libro degli Atti degli Apostoli e del Vangelo di Giovanni. Papa Francesco sceglie di fermarsi a commentare il Vangelo, in particolare il passaggio in cui Gesù dice agli apostoli: “Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo...“.

Gesù si sta per congedare dagli Apostoli e avverte: l’odio che il mondo ha avuto con Lui continuerperché à sugli Apostoli e oggi con noi, ha detto Papa Francesco. Per questo Gesù prega il Padre, perchè resti accanto a loro e a noi nel tempo della fatica. Gesù chiede vicinanza al Padre, non chiede che i suoi vengano tolti dal mondo, ma che li difenda dalla mondanità.

Ma cos’è la mondanità, così capace di far odiare, di distruggere e di corrompere la chiesa, chiede il Papa. Poi risponde: è una proposta di vita che si basa sull’effimero, sull’apparenza, sul maquillage. I suoi valori sono superficiali e altalenanti, seguono la voglia. Questa proposta di vita non conosce la fedeltà. Negozia tutto, usa e getta in base a ciò che al momento conviene, “camaleontica, cambia”: le sue radici sono profonde. La mondanità è capace di far soffocare la Parola di Dio, di non la lasciarla crescere come ha raccontato “Gesù nella Parabola del seme”. “Il peggiore dei mali che può accadere alla chiesa è la mondanità“, ha detto Francesco citando padre de Lubac.

Sono molti i martiri, la maggioranza, uccisi a causa della mondanità, dell’odio della fede. San Paolo Areopago di Atene, colpito dai tanti monumenti agli dei e della forte religiosità degli ateniesi, ha osato parlare del “dio ignoto”, quello a cui essi avevano dedicato un altare. Lo hanno ascoltato volentieri fin quando non ha parlato di croce. Questa è stoltezza e scandalo per chi non crede. Il Papa ha concluso l’omelia con una preghiera: “Chiediamo allo Spirito Santo la grazia di discernere cosa è mondanità e cosa è Vangelo“, così che non ci lasciamo ingannare. Prima di noi, il mondo ha odiato Gesù: per questo Gesù ha pregato il Padre affinché Egli ci difenda dallo spirito del mondo.

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