E’ ormai prossimo il viaggio in Canada di Papa Francesco. Partirà domenica 24 e rientrerà sabato 30 luglio. La tonalità del viaggio è piuttosto singolare, sarà un “pellegrinaggio penitenziale” come il Santo Padre stesso lo ha definito domenica scorsa, all’Angelus, quando lo ha annunziato.
Non si tratta di un normale viaggio internazionale, bensì di un segno concreto, una garanzia di vicinanza alle popolazioni indigene che ancora portano il segno delle gravi sofferenze provocate dal colonialismo che in tutti i modi ha cercato di sovrapporre la propria cultura a quelle dei popoli originari.
Andrea Tornielli, in Vatican News, descrive la dura realtà che gli indigeni hanno sopportato “nelle cosiddette ‘scuole residenziali’, istituti che hanno cercato di ‘educare’ e ‘istruire’ i figli degli indigeni con dure discipline separandoli dalle loro famiglie“. Le scuole venivano istituite e finanziate dal governo canadese e lasciate in gestione alle Chiese cristiane. In queste scuole il tasso di mortalità era molto elevato.
Cammino di riconciliazione
Nella primavera di quest’anno è iniziato un cammino di riconciliazione. Tra marzo e aprile, Papa Francesco ha incontrato, a Roma, in momenti diversi i vari gruppi: i First Nations, i Métis e gli Inuit, successivamente li ha ricevuti tutti insieme “esprimendo loro “indignazione e vergogna” per quanto accaduto” si legge sempre in Vatican News. Accoglienza e ascolto da parte di Papa Bergoglio hanno fatto nascere il desiderio di invitare il Vescovo di Roma nelle loro terre perchè tutti possano udire personalmente e accogliere nel cuore la sua richiesta di perdono.
Il Santo Padre ha saputo ascoltare e comprendere, il prossimo passo sarà quello di rendersi fisicamente vicino a tutti e non a un solo gruppo di rappresentanti, occasione per chiedere perdono nel nome di Gesù come pastore di una Chiesa che con umiltà ammette gli errori e non si vergogna di chiedere perdono.