Papa Francesco: il canto avvicina al trascendente, unisce le persone e disintossica dalla mediocrità

Presenti all'incontro delle Scholae Cantorum dell'Associazione Italiana Santa Cecilia con il Papa in Aula Paolo VI, Mons. Cola, il Consiglio Direttivo, i cantori, i direttori di coro, gli organisti. Francesco: il canto è capace di unire i cuori nella tenerezza.

Papa Francesco: il canto avvicina al trascendente, unisce le persone e disintossica dalla mediocrità

Ieri 28 settembre 2019, in Aula Paolo VI, Papa Francesco ha incontrato le Scholae Cantorum dell’Associazione Italiana Santa Cecilia, una fondazione che vanta 140 anni di vita e ancora è “viva e operante e desiderosa di servire la Chiesa“, ha detto il Papa riconoscendo che anche i suoi predecessori provavano stima e affetto per l’associazione.

Il ricordo va a San Pio X, che offrì alla Chiesa disposizioni organiche sulla musica sacra; a San Paolo VI che ha chiesto un rinnovamento fattivo della musica che si integri con la liturgia da cui ricava le caratteristiche perché la musica sia santa, come lo sono i riti, dotata dell’arte, universale e diversa dalle musiche usate per altre occasioni perché “Non tutto è valido, non tutto è lecito, non tutto è buono”.

“Qui il sacro deve congiungersi con il bello in una armoniosa e devota sintesi“, aveva aggiunto Paolo VI, il 15 aprile 1971, nel discorso alle religiose addette al canto liturgico. Anche il Papa emerito, Benedetto XVI, aveva esortato le Scholae Cantorum a incrementare con nuove composizioni il patrimonio musicale del passato che non deve mai essere dimenticato.

Sulla stessa scia dei predecessori si pone anche Papa Francesco nell’incoraggiare i presenti a continuare sulla strada intrapresa per essere una risorsa nella Chiesa che genera “movimento, interesse, impegno per meglio servire la liturgia“. L’associazione non è protagonista nè proprietaria di alcuna musica, ha ricordato il Papa: il suo programma è “l’amore e la fedeltà alla Chiesa” da cui nasce la cura e l’impegno per il canto, ispirato a quello gregoriano, e la Liturgia. Ogni comunità parrocchiale dovrebbe avere una schola cantorum ha auspicato il Papa. Il coro ha l’importante compito di sostenere la voce del popolo di Dio, che attraverso il canto si fa partecipe e consapevole di quanto sta vivendo nella Liturgia. 

Dopo aver passato in rassegna i luoghi dell’apostolato delle Scholae Cantorum, tra questi ha sottolineato il catechismo, il Papa ha ricordato che “cantare, suonare, comporre, dirigere, fare musica nella Chiesa sono tra le cose più belle a gloria di Dio” e sono privilegiati coloro che sono chiamati a questo perché “una bella e buona musica” avvicina al trascendente, e offre un messaggio anche a coloro che sono distratti.

La musica sacra salda la storia cristiana a e nella Liturgia dà voce, creando ponti e vicinanza tra i presenti, al gregoriano, alla polifonia, alla musica popolare e a quella contemporanea, in quanto tutte le generazioni, a modo proprio, lodano Dio. Nel linguaggio della musica, le persone e i gruppi si trovano in sintonia anche se tra loro sono molto differenti.

Nella conclusione del suo discorso, prima della benedizione, il Papa ha ringraziato e incoraggiato i presenti ad essere costanti nel loro impegno ricordando: “Aiutate a sentire l’attrazione del bello, che disintossica dalla mediocrità, eleva verso l’alto, verso Dio, e unisce i cuori nella lode e nella tenerezza“.

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