Papa Francesco: ecco quando Dio perde la memoria

Dalla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano, Papa Francesco, puntuale, ha commentato il Vangelo del giorno sulle parabole della misericordia e recitato l'Angelus insieme ai fedeli.

Papa Francesco: ecco quando Dio perde la memoria

Coraggio, con Dio nessun peccato ha l’ultima parola“, con queste parole Papa Francesco ha chiuso la sua riflessione prima dell’Angelus, oggi, 15 settembre 2019, mentre centinaia di persone in piazza San Pietro e in diretta TV lo stavano ad ascoltare.

Spunto della riflessione del Papa sono le tre parabole della misericordia raccontate da Gesù, criticato perché in compagnia di pubblicani e di peccatori, e riportate da Luca al capitolo 15.

L’annuncio meraviglioso

Costui accoglie i peccatori e mangia con loro”, quella che può sembrare una critica, secondo Papa Francesco, è invece un “annuncio meraviglioso“. Gesù non si pone distante dai peccatori, ma li accoglie e mangia con loro. Stessa cosa succede anche a noi quando partecipiamo alla Messa: Gesù ci accoglie e offre sé stesso per ciascuno di noi. Nelle tre parabole riferite da Luca, il Signore chiarisce apertamente la sua predilezione per coloro che si sentono lontani da Lui. 

La prima parabola parla del pastore che perde una delle sue cento pecore, lascia le novantanove e va a cercare quella smarrita. Il buon senso non fa mettere a rischio novantanove pecore per recuperarne una, ma se quel pastore è Diola pecora smarrita rappresenta ciascuno di noi, allora il buon senso è un altro.

Il Signore, ha spiegato Papa Bergoglio, non si dà pace se ci siamo smarriti perché gli stiamo a cuore, anche se ancora non abbiamo fatto esperienza della bellezza del suo amore, o se ancora non lo abbiamo messo al centro della nostra vita, o se non riusciamo a superare il nostro peccato, o se a causa di brutte esperienze non riusciamo più a credere all’amore. 

Ciascuno di noi è la piccola moneta descritta nella seconda parabola, che, anche in questo caso, il Signore non vuole perdere e instancabile la cerca. Ciascuno di noi è prezioso agli occhi di Dio, per lui noi siamo unici e nessuno ci può sostituire nel suo cuore. 

Nella terza parabola Gesù ci parla dell’amore di un padre, Dio, che attende il ritorno del figlio che se n’era andato da casa. Dio aspetta il nostro ritorno, senza mai arrendersi o perdersi d’animo perché noi, ciascuno di noi è suo figlio. Al di là delle nostre esperienze di peccato Egli resta in attesa “che ci accorgiamo del suo amore”. Perciò non dobbiamo avere paura, perché, ha detto Papa Francesco: “Dio ti ama, ti ama come sei e sa che solo il suo amore può cambiare la tua vita”.

Questo amore può però essere rifiutato, com’è successo al figlio maggiore che nel padre aveva sempre visto un padrone. Anche per noi c’è il rischio di “credere in un Dio più rigoroso che misericordioso, un Dio che sconfigge il male con la potenza piuttosto che col perdono”, mentre l’amore non s’impone. Nessuno può presumersi giusto e giudicare gli altri secondo una propria idea di giustizia creando distanza invece che vicinanza, cosa successa al figlio maggiore. Questo figlio, credendosi unico, non riconosce nel figlio minore un fratello e, riferendosi a lui, lo chiama “tuo figlio” e non “mio fratello“.

Il male, ha ricordato il Papa, si vince accogliendo il perdono di Dio e dei fratelli. Quando ci accostiamo al sacramento della penitenza riceviamo l’amore del Padre capace di vincere e cancellare ogni nostro peccato perché “Dio lo dimentica“. Quando Dio perdona, “perde la memoria e in noi rinascere la gioia.

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