Papa Francesco è spirato: il pontefice che ammoniva sui pericoli della tecnologia disumana

Scomparso a 88 anni, Papa Francesco ha segnato il suo pontificato con un forte impegno etico verso la tecnologia, mettendo in guardia da intelligenze artificiali senza controllo, isolamento sociale e disuguaglianze digitali.

Papa Francesco è spirato: il pontefice che ammoniva sui pericoli della tecnologia disumana

La notizia della morte di Papa Francesco è stata confermata ufficialmente dalla Sala Stampa Vaticana. Il pontefice si è spento a 88 anni, lasciando un segno indelebile non solo nella storia della Chiesa cattolica, ma anche nel dibattito globale su etica, umanità e tecnologia. Nato il 17 dicembre 1936 a Buenos Aires, in Argentina, Jorge Mario Bergoglio era figlio di emigrati italiani.

Prima di scegliere la strada del sacerdozio, si diplomò come tecnico chimico. Entrato nel noviziato dei gesuiti nel 1958, si laureò in filosofia in Cile e successivamente in teologia. Ordinato sacerdote nel 1969, divenne vescovo nel 1992, arcivescovo nel 1997 e cardinale nel 2001. Il 13 marzo 2013 fu eletto Papa, succedendo a Benedetto XVI. Durante il suo pontificato, Papa Francesco ha affrontato con determinazione i temi legati all’evoluzione tecnologica, cercando di guidare il dialogo tra fede e innovazione.

Lontano da ogni demonizzazione, ha sempre riconosciuto che la tecnologia è frutto dell’intelligenza che Dio ha donato all’uomo, ma ha anche lanciato costanti moniti sul suo uso improprio. In particolare, ha espresso preoccupazione per lo sviluppo incontrollato dell’intelligenza artificiale e dei sistemi d’arma autonomi, denunciando la mancanza di responsabilità morale in macchine che non possono possedere coscienza.

Per Francesco era “imperativo garantire una supervisione umana significativa”, perché nessun algoritmo può sostituire il giudizio etico dell’uomo. Celebre fu il suo commento sul deepfake che lo ritraeva con un piumino Balenciaga: un caso simbolico dei rischi legati alla manipolazione digitale, che lo spinse a ribadire la necessità di responsabilità nella comunicazione online. Nel 2014 definì internet come “un luogo ricco di umanità, non una rete di fili ma di persone”, auspicando un utilizzo consapevole del web, orientato all’inclusione e alla solidarietà.

Papa Francesco si è più volte rivolto soprattutto ai giovani, invitandoli a non sostituire la realtà con gli schermi. In un messaggio registrato prima del ricovero, sottolineava: “Se trascorriamo più tempo con il cellulare che con le persone, qualcosa non va”. Per lui la tecnologia doveva servire a unire, non a dividere, e doveva contribuire a migliorare la vita dei malati, dei poveri e delle persone disabili, evitando l’emarginazione digitale.

Anche nel suo ultimo videomessaggio, diffuso dalla Rete Mondiale di Preghiera, aveva invitato a riflettere sul rischio dell’isolamento, del cyberbullismo e della disumanizzazione. “Dobbiamo guardarci più negli occhi e meno negli schermi”, ripeteva, perché la fraternità non nasce da un algoritmo, ma dallo sguardo reciproco, dalla relazione autentica. La sua eredità, dunque, va oltre la dimensione spirituale: è anche una guida per l’umanità digitale. Papa Francesco ci lascia in un’epoca dove l’intelligenza artificiale si fa sempre più presente, ma ci ricorda che non c’è futuro tecnologico senza etica, giustizia e umanità. 

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