Dichiara Papa Bergoglio che ”la piaga del narcotraffico, che favorisce violenza e semina dolore e morte, richiede un atto di coraggio di tutta la società. Non è con la liberalizzazione delle droghe, come si sa discutendo in varie parti dell’America Latina, che si potrà ridurre la diffusione e l’influenza della dipendenza chimica”
La lotta alla droga e al business illegale degli stupefacenti è un tema caro al Papa, che conosce bene vista la sua lunga permanenza pastorale nella metropoli di Buonos Aires. I problemi si risolvono, secondo il Re del Vaticano, con una maggiore promozione della giustizia e dei valori della vita comune tra i giovani.
Papa Bergoglio ha portato parole di conforto e speranza ai degenti e al personale dell’ospedale Sao Francisco d’Assis, struttura specializzata nelle cure della tossicodipendenza.
Cio che appare singolare, al di là del giusto supporto della Chiesa alle vittime della tossicodipendenza e del narcotraffico, è il mettere in relazione il complesso e variegato dibattito (anche sul versante medico) sulla legalizzazione delle sostanze stupefacenti negandone l’importanza e la lotta al traffico illegale.
Ma continuando in modo moralistico a scagliarsi contro la legalizzazione delle “droghe” (senza specificare quali, in quale contesto) e quindi tenendole illegali, non si favorisce proprio chi nell’illegalità vuole gestirne la diffusione? Se mi potessi permettere di andare in Brasile, lo chiederei io all’erede di San Pietro.