Papa Francesco alla Veglia pasquale: il diritto di sperare

L'omelia di Papa Francesco durante la Veglia pasquale mette in risalto le donne che, non rinunciano mai all'amore e, nel buio della notte, mentre tutti disperano, preparano profumi per il corpo di Gesù. Tutti abbiamo il diritto di sperare.

Papa Francesco alla Veglia pasquale: il diritto di sperare

Ieri sera, 11 aprile 2020, alla Veglia pasquale nella Basilica di San Pietro, Papa Francesco ha riletto, dal Vangelo secondo Matteo, cos’è successo subito dopo la Resurrezione di Gesù tenendo presente l’oggi che l’umanità sta vivendo. Ha parlato di quel giorno, quel sabato di “grande silenzio”, che quest’anno comprendiamo “più che mai”. Anche noi abbiamo “negli occhi il dramma della sofferenza”, anche noi abbiamo “visto la morte” e abbiamo paura. 

Nell’ora del buio, Papa Francesco ha ricordato che le donne non si rinchiudono “nel pessimismo, non cedono al lamento e al rimpianto. Non perdono tempo e, mai pronte a rinunciare all’amore, “preparano i profumi per il corpo di Gesù: così “nel buio del cuore accendono la misericordia”. Tra queste Maria, la Madre di Gesù, “prega e spera” confidando nel Signore. Le donne preparavano “il giorno che avrebbe cambiato la storia”, il giorno della speranza perché Gesù, come fa un seme seppellito sotto terra, “stava per far germogliare nel mondo una vita nuova“.

Al mattino presto le donne corrono, con i loro profumi, al sepolcro e si sentono ripetere prima dall’Angelo, poi da Gesù, parole di speranza: “Non abbiate paura“, “E’ Risorto“. “Non temete”. Oggi, come allora, l’umanità si trova nella notte e Dio ripete quel “Non temete” ricordando a tutti il diritto alla speranza, diritto fondamentale “che non ci sarà tolto“. La speranza, ha detto il Papa, non è una botta sulle spalle, un incoraggiamento di circostanza, ma un dono del Cielo.

Riprendendo la frase ripetuta con forza in queste settimane “Tutto andrà bene“, papa Francesco ha ricordato che con i giorni che passano la speranza può venir meno. Non è così la speranza cristiana, che mette dentro il “cuore la certezza che Dio sa volgere tutto al bene”, e “persino dalla tomba fa uscire la vita“. Il Papa ha ricordato che Dio è con noi ed è fedele e con Lui “niente è perduto”: la morte non avrà l’ultima parola.

Il “Coraggio”, è un dono di Dio, un dono da chiedere, ha ricordato Papa Francesco, aprendo il proprio cuore a Lui con la preghiera: “Vieni, Gesù, nelle mie paure e di’ anche a me: Coraggio!”. Attraversare il momento della prova con Gesù a fianco, non ci farà cadere nel turbamento e, anche se sentiamo la tristezza, nel nostro cuore sarà forte la speranza, perché sappiamo che la croce sfocia nella luce. 

L’annuncio di Pasqua, “annuncio di speranza”, è l’invito ad andare in Galilea, il luogo della quotidianità, sapendo che il Signore cammina davanti, anzi è già in Galilea. Il Signore ci chiama a ripartire, a riprendere da qui, luogo che ci ricorda il suo amore e la sua chiamata. La Galilea, ha ricordato Papa Francesco, era una regione lontana da Gerusalemme, aperta a vari culti. Di qui l’invito a portare la speranza cristiana a tutti, perché tutti “hanno bisogno di essere rincuorati”, consolati da noi cristiani, noi “annunciatori di vita in tempo di morte!”.

Le ultime parole del Papa invitano alla vita, dicendo basta alle guerre, alle armi, agli aborti, e ad essere pellegrini, insieme, della speranza. Le donne, ha ricordato il Papa “abbracciarono i piedi che avevano calpestato la morte e aperto la via della speranza: così, noi stringiamoci a Gesù Risorto e voltando le spalle alla morte.

Continua a leggere su Fidelity News