C’è una svolta nell’indagine della docente Cinzia Pennino, la 46enne deceduta a marzo del 2021 in Sicilia dopo la somministrazione del vaccino anti Covid prodotto da AstraZeneca. Secondo quanto emerge in queste ore, i magistrati ritengono che la donna non morì per gli effetti collaterali prodotti dal siero, bensì fu il medico vaccinatore a sbagliare l’anamesi, non prendendo in considerazione i fattori di rischio della paziente. Cinzia soffriva infatti di obesità. Sono stati i famigliari stessi a volere chiarezza sull’accaduto.
La donna era professoressa all’istituto Don Bosco di Palermo. La Procura ha ricostruito dettagliatamente il processo di vaccinazione, spiegando che 4 giorni prima, la stessa Cinzia si fosse recata presso lo stesso hub vaccinale per farsi inoculare il vaccino (all’epoca somministrato agli insegnanti) ma in quell’occasione un medico vaccinatore presente nell’hub decise di non vaccinarla. Tale circostanza risulta anche dall’esposto presentato agli inquirenti dalla famiglia.
La vaccinazione e il decesso
Quattro giorni dopo la donna si presentò lo stesso nell’hub vaccinale: questa volta il medico vaccinatore presente diede l’ok per la vaccinazione, non tenendo conto delle linee guide previste dallo stesso Istituto Superiore di Sanità, che sconsigliava la vaccinazione con AstraZeneca a soggetti che soffrivano di patologie l’obesità.
Il 28 marzo, 17 giorni dopo la somministrazione della dose, Cinzia cominciò a star male. Si recò quindi al Pronto Soccorso dell’ospedale Buccheri La Ferla dove con una tac i sanitari riscontrarono una trombosi addominale. Da qui si era ricorsi al ricovero presso il Reparto di Ematologia del Policlinico, dove il 28 marzo Cinzia morì. Era ricoverata in terapia intensiva.
Adesso il medico vaccinatore dovrà rispondere di omicidio colposo. L’inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto Ennio Petrigni e dalla sostituta Giorgia Spiri. “Noi per primi abbiamo interesse a che questa vicenda venga risolta e siamo a completa disposizione della magistratura per accertare la verità” – così ha riferito il legale del medico indagato, avvocato Dario Gallo.