Un blitz dei carabinieri a Palermo ha portato all’arresto di 17 persone verso le quali pendono varie accuse tra cui estorsione, associazione mafiosa, rapina, tentato omicidio, detenzione illecita di armi e intestazione fittizia di beni. A coordinare l’inchiesta, risultato di una serie di indagini durati ben sei anni, è la Dda.
Le indagini hanno avuto come oggetto gli affiliati del mandamento mafioso di Porta Nuova e gli arresti hanno inferto un duro colpo nella cosca, decapitando il clan di Borgo Vecchio. Le intercettazioni e la collaborazione di due pentiti hanno permesso di individuare assetti e dinamiche della cosca, che tra le file di estorsori del pizzo aveva anche un ragazzino di 16 anni che operava nel quartiere.
Inoltre, le indagini hanno rivelato che, a capo del clan, c’è Elio Ganci, designato nel 2015 dai fratelli Domenico e Giuseppe Tantillo, a quel tempo reggenti della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio. I due fratelli ebbero il consenso dai vertici del mandamento di Porta Nuova per designare il loro successore, appunto Elio Ganci.
Il boss è stato scarcerato nel novembre di due anni fa ma, secondo gli inquirenti, avrebbe sostenuto i familiari dei detenuti e le varie attività grazie a Fabio Bonanno, Salvatore D’Amico, Luigi Miceli, e Domenico Canfarotta.
L’inchiesta, coordinata dal procuratore Francesco Lo Voi, ha anche consentito di sequestrare varie attività commerciali con intestazioni fittizie, ma tutte riconducibili a Cosa Nostra, ed è stato ritrovato anche un “libro mastro” del pizzo. Questo conferma con molta chiarezza che il racket del pizzo è ancora oggi una delle fonti di maggior guadagno di Cosa Nostra.
Grazie al ritrovamento di questo libro mastro, sono stati ricostruiti 14 imposizioni a imprenditori e commercianti che si trovano nella zona del Borgo Vecchio, proprio nel cuore della città, martoriati e costretti al versare l’odiosa gabella.