Padova, scoprono che il figlio è gay: lo rapiscono e lo mandano in Bulgaria per rieducarlo

I genitori rapiscono il figlio omosessuale per poi spedirlo in Bulgaria con l'intenzione di "rieducarlo". A quattro anni dal rapimento non si hanno ancora notizie del ragazzo.

Padova, scoprono che il figlio è gay: lo rapiscono e lo mandano in Bulgaria per rieducarlo

Due 44enni di origini bulgare, ma residenti nel veronese da tempo, sono accusati di sequestro di persona aggravata, violenza privata e lesioni personali aggravate e continuate ai danni del figlio all’epoca 20enne, del quale da quel 2015 si sono perse le tracce.

Il pubblico ministero, Sergio Dini, si prepara a chiedere il rinvio a giudizio per i genitori che hanno rapito il proprio figlio e lo hanno condotto in Bulgaria con l’intenzione di “rieducarlo” dopo aver scoperto la sua omosessualità.

Era il 2015 quando è avvenuto un autentico blitz a casa del ragazzo che all’epoca dei fatti aveva appena 20 anni. Il giovane viveva a Padova dove frequentava l’università e condivideva l’appartamento con alcuni ragazzi ed il suo fidanzato, conosciuto proprio duranti gli studi in città. Mentre inizialmente sembra che i genitori del giovane facessero finta di nulla, hanno poi deciso di agire su quella che per loro era diventata una macchia di disonore nella propria famiglia.

Il blitz e la denuncia

Stando alla testimonianza rilasciata dal fidanzato della vittima, i genitori – aiutati da un loro amico serbo – hanno fatto irruzione presso il loro appartamento, rapendo il giovane e conducendolo con la forza all’interno dell’auto, per poi dirigersi verso la Bulgaria.

A raccontare l’accaduto, denunciando i genitori ed il loro complice, è stato il fidanzato, rimasto senza parole e sconvolto di fronte a quel blitz avvenuto in casa propria. Da quel momento sono partite le indagini, durate quattro anni, che forse sono arrivate ore ad un punto di svolta che potrebbe segnare la fine di questo calvario con l’inizio di un processo. Il pubblico ministero padovano, infatti, ha chiuso l’inchiesta e si prepara ora a sollecitare il giudizio nei loro confronti.

E mentre si aspetta di sapere se si aprirà un processo a loro carico, non si hanno ancora notizie della giovane vittima, tenuto tutt’ora nascosto dalla famiglia in Bulgaria, senza alcuna possibilità di mettersi in contatto con il fidanzato che, negli ultimi quattro anni, ha combattuto per lui, dovendo lasciare anche l’Italia a causa delle minacce ricevute.

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