Padova: gli sequestrano 130 milioni di euro, ma l’uomo si dichiarava quasi nulla tenente

Ad un uomo originario della campania ma residente a Padova sono stati sequestrati beni per un totale di 130 milioni di euro, frutto secondo gli investigatori del riciclaggio di denaro sporco.

Padova: gli sequestrano 130 milioni di euro, ma l’uomo si dichiarava quasi nulla tenente

Nelle prime ore di questa mattina una maxi operazione dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Padova ha sequestrato beni per 130 milioni di euro ad un uomo, Francesco Manzo, nato nel 1944 a Nocera Inferiore, in provincia di Salerno, ma residente da molto tempo a Padova.

I militari hanno agito su disposizione del Tribunale di Padova che, su suggerimento della Direzione Distrettuale Antimafia di Venezia, ha emesso un decreto di sequestro preventivo d’urgenza dei beni che sembrano essere frutto del riciclaggio di denaro sporco del clan a cui l’uomo è legato.

L’operazione è stata definita maxi per il gran numero di persone e territori coinvolti: 400 carabinieri in ben 14 province (Padova, Vicenza, Treviso, Belluno, Ferrara, Bologna, Siena, Roma, Napoli, Salerno, Taranto, Matera, Cosenza e Varese).

Come è emerso durante la conferenza stampa, che si è tenuta nel Comando Provinciale dei carabinieri di Venezia, l’uomo possedeva  350 immobili, 15 terreni, un fabbricato rurale, 224 conti correnti bancari, 52 società per un capitale sociale complessivo di 1.450.000 euro e 52 auto di cui la maggior parte di lusso. Durante la conferenza, alla quale hanno partecipato il Procuratore distrettuale antimafia Luigi Delpino, il Procuratore aggiunto Adelchi D’Ippolito e il generale Maurizio Mezzavilla, sono stati anche resi noti alcuni degli immobili sequestrati a Padova come il palazzo «Onda» davanti alla Città della Speranza, metà del palazzo Belvedere di fronte alla Stazione, un centro direzionale in via Cile e il Castello Bortoluzzi di Ponte nelle Alpi, quest’ultimo però nel bellunese.

Francesco Manzi dichiarava solo 10mila euro all’anno all’erario ed è stata proprio la grande sproporzione tra ciò che dichiarava e ciò che aveva a disposizione ad attirare l’attenzione degli inquirenti che, a seguito dell’indagine patrimoniale, hanno mosso l’accusa di riciclaggio per lui e di concorso in riciclaggio ai prestanome a cui intestava le numerose aziende. I Carabinieri hanno anche detto che il 70enne ha “variegati e significativi precedenti penali e di polizia anche in relazione ad organizzazioni criminali qualificate in ragione delle sue continue e anche fotograficamente documentate frequentazioni”, il che avvalla l’ipotesi che l’uomo riciclasse denaro dei clan. 

L’operazione ha avuto elogi da più fonti, compreso il Sindaco di Padova Massimo Bitonci il quale ha dichiarato: “Oggi Padova è più sicura. Il merito è di chi lavora in silenzio, supplendo con volontà e coraggio, all’insufficienza dei mezzi talvolta messi a disposizione”.

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