Ostia: lite per le bolle di sapone di un bambino autistico

Alla vicina non piacciono le bolle di schiuma colorate e chiede ai vigili di mettere la multa. Brando, 8 anni, chiuso nel suo mondo ha trovato nelle bolle un modo per esprimersi.

Ostia: lite per le bolle di sapone di un bambino autistico

Non è difficile sentire che in un condominio c’è stata una lite e i motivi sono svariati, ma per le bolle di sapone di un bambino, forse questa è la prima volta. Il fatto è successo nei giorni scorsi in via dei Velieri ad Ostia, un comune in provincia di Roma. Il bambino, Brando di 8 anni, è autistico e ama dar vita, con il suo soffio, alle bolle di sapone.  Una donna, dello stesso condominio, vedendo che sul suo terrazzo colava una significativa quantità di acqua saponata ha deciso di far inviare una lettera dall’avvocato e di chiamare la polizia locale.

Brando ha sempre amato le bolle di sapone e nel periodo del lockdown, chiuso in casa ha trovato nelle bolle un passatempo forse anche per esprimere la voglia di uscire e di sognare. Purtroppo l’acqua saponata è finita sui balconi sottostanti avviando discussioni. 

Il Messaggero ha voluto intervistare la mamma di Brando, Francesca, che ha raccontato: “Purtroppo durante l’emergenza Covid Brando ha iniziato a essere ogni giorno sempre più triste così ho dovuto fargli fare più bolle di sapone del dovuto”. Poi la signora ha ammesso che Brando faceva molte bolle, e queste “non vanno lontano ma cadono giù dalla condomina del piano terra“.

Dal canto suo la vicina, non convinta dell’utilità di tante bolle per Brando, ha lamentato che quell’acqua così impregnata di sapone oltre a sporcarle il terrazzo, rischia di farla scivolare. Per questi motivi la signora ha fatto “inviare una lettera a firma del suo avvocato”, e quindi ha chiamato “la polizia municipale che esce per un controllo”, si legge in tgcom24.mediaset.it. 

Al momento tutto si è risolto con un’ammonizione ma scatterà la multa se entro una decina di giorni mamma Francesca non convincerà il piccolo Brando a cercare qualche altro modo per liberare la fantasia. La signora Francesca, sentendosi ferita nella dignità, ha affermato: “Quelle parole, l’arrivo dei vigili urbani mi hanno umiliata. Mi sono sentita come se io e mio figlio fossimo dei criminali”.

Continua a leggere su Fidelity News