Nell’arco di due mesi, all’ospedale “Bambin Gesù” di Roma si sono verificati due miracoli grazie allo staff ospedaliero! Nel mese di ottobre, due bambine gemelle siamesi sono state separate e, oggi, un nuovo intervento ha separato due bambine di appena sette mesi, provenienti dall’Africa, precisamente dal Burundi.
Le due bambine, Francine e Adrienne, erano posizionate schiena contro schiena, unite per la zona sacrale, e condividevano il midollo spinale e la parte dell’intestino, ano-retto. L’intervento che le ha separate è durato la bellezza di 12 ore, con l’avvicendarsi di quattro equipe di chirurghi ed infermieri, in tutto 25 persone, coordinati dal direttore del Dipartimento di Neonatologia medica e chirurgica, il dottor Pietro Bagolan.
Questo intervento è il secondo che, nel giro di pochi mesi, che viene effettuato nella struttura ospedaliera romana: infatti, il primo è avvenuto il 7 ottobre, quando sono state separate due bambine di nazionalità algerina, unite per il torace e l’addome. Questo tipo di intervento è stato eseguito per la prima volta negli anni ’80, su due gemellini maschi.
L’operazione fatta su queste due gemelline del Burundi rientra tra le operazioni pro bono a carico dell’ospedale “Bambin Gesù” per conto delle missioni umanitarie dell’Ospedale pediatrico della Santa Sede. Negli ultimi due anni, le operazioni – in tutto – sono state circa 100, su pazienti provenienti da diversi paesi del mondo.
Il direttore del Dipartimento di Neonatologia medica e chirurgica, il dottor Pietro Bagolan, ha spiegato che il loro obiettivo era quello di separare il midollo spinale senza però rischiare di compromettere le varie radici nervose, cercare di ricostruire nel minor tempo possibile il sacco durale, evitando perdite di liquido cerebro-spinale, e ricreare l’area ano-rettale per mantenere integra la funzione dello sfintere. Questi obiettivi fanno parte di un unico grande obiettivo, ovvero cercare di rendere la vita migliore a queste due bambine, nonostante le condizioni in cui saranno costrette poi a vivere, tornando nel loro paese natale, in cui la sanità non esiste.