Opposizioni criticano la dichiarazione di Giorgia Meloni: "Vado a votare, ma non ritiro la scheda"

La dichiarazione di Meloni ha suscitato critiche dalle opposizioni, che l'accusano di promuovere l’astensionismo in modo ambiguo e strumentale, proprio nel giorno in cui si celebra la nascita della Repubblica Italiana attraverso un referendum.

Opposizioni criticano la dichiarazione di Giorgia Meloni: "Vado a votare, ma non ritiro la scheda"

A una settimana dai cinque referendum abrogativi previsti per l’8 e 9 giugno 2025, la premier Giorgia Meloni ha ufficializzato la propria posizione in modo inusuale e controverso. Nel corso delle celebrazioni del 2 giugno, festa della Repubblica, la presidente del Consiglio ha dichiarato: “Vado a votare ma non ritiro la scheda, è una delle opzioni“. Una scelta che ha immediatamente scatenato polemiche tra le opposizioni, sollevando interrogativi non solo politici ma anche giuridici e istituzionali.

La dichiarazione di Meloni si riferisce a un’opzione prevista in via interpretativa dalle circolari del Ministero dell’Interno, anche se non disciplinata da una norma specifica. In pratica, un elettore può recarsi al seggio, farsi identificare, ma rifiutare di ritirare le schede referendarie. In questo caso, il presidente del seggio è tenuto a verbalizzare il rifiuto in modo sintetico, annotando le generalità dell’elettore e, se forniti, eventuali documenti o dichiarazioni scritte.

Questa procedura comporta una conseguenza significativa: l’elettore che non ritira le schede non viene conteggiato tra i votanti, il che ha un impatto diretto sul raggiungimento del quorum, fissato al 50% più uno degli aventi diritto. Quindi, pur presentandosi al seggio, la scelta della premier equivale a un’astensione sotto il profilo tecnico.

La tempistica e la modalità dell’annuncio hanno attirato durissime critiche. Non è passata inosservata la coincidenza tra la dichiarazione della premier e la giornata simbolica del 2 giugno, anniversario del referendum istituzionale del 1946 che sancì la nascita della Repubblica Italiana. In quella storica occasione, furono chiamati al voto per la prima volta anche le donne. Il gesto della premier è stato dunque percepito da molti come una forma di disincentivo alla partecipazione proprio nel giorno in cui si celebra la democrazia diretta.

Immediate e dure le reazioni delle opposizioni. Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, ha definito “vergognoso” l’atteggiamento della premier, sottolineando la gravità del messaggio trasmesso in un giorno tanto simbolico: “Un messaggio di astensione da parte del Presidente del Consiglio, il 2 giugno, è un insulto alla democrazia“.

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