Una sentenza esemplare per alcuni ragazzi che nel giugno del 2009 picchiarono a sangue un giovane gay. La vicenda accadde in piazza Bellini a Napoli e il ragazzo fu picchiato violentemente da alcuni bulli che lo deridevano e lo prendevano in giro. A salvare quel povero ragazzo è stata un’amica, che per fortuna è intervenuta in tempo prima che lo uccidessero. La ragazza a sua volta rimase ferita e per il suo eroico intervento stava per perdere anche l’occhio.
Da quel terribile giorno sono passati cinque anni e mezzo e finalmente è arrivata la sentenza che ha giudicato i colpevoli di quella terribile aggressione: i tre teppisti sono stati condannati a 10 anni di reclusione ciascuno e accusati di tentata rapina e lesioni personali. Una sentenza storica, che dimostra come in questi casi sussiste il reato di omofobia e che è stata accolta con molto piacere dai sostenitori dei diritti degli omosessuali. Infatti, Flavio Romani, presidente nazionale di Arcigay ha commentato così la sentenza: “Un segnale importantissimo”, dice semplicemente Romani, ma in quelle tre parole è contenuta tutta la soddisfazione per la pena data ai tre malviventi.
Secondo Romani la questione principale dell’imputazione era infatti il reato dell’omofobia, da riconoscere e che è anche provato dalle espressioni verbali gridate dagli aggressori, che hanno offeso e ingiuriato il ragazzo. Flavio Romani aggiunge: “Arcigay si costituì parte civile nel processo, sottolineando le circostanze che rendevano quel pestaggio un crimine d’odio”.
Sono in molti a ritenere urgente una legge contro l’omofobia, che tuteli le vittime da insulti e aggressioni perché gay. Anche Alessandro Zan, deputato veneto del Pd e attivista della comunità lgbt. ammette che urge una legge sul problema dell’omofobia e commenta così la questione: “La sentenza esemplare ricorda al Parlamento il dovere di approvare al più presto la legge contro l’omofobia, arenata in commissione giustizia al Senato”.
In effetti spesso i gay sono vittime di alcuni atti di violenza che li vedono bersaglio di insulti e offese che vanno a ledere la morale comune, spesso ad opera di bulli e teppisti che non hanno altro da fare che bighellonare senza meta o approfittare della debolezza altrui. Una legge che li tuteli sarebbe una cosa giusta, così che i possibili futuri aggressori riflettano prima di agire.