Omicidio Stefano Leo, 30 anni per Mechaquat: lo uccise perchè "aveva un’aria felice"

La Corte d'Assise d'Appello di Torino ha confermato la sentenza di primo grado, condannando Mechaquat a 30 anni di carcere per aver ucciso, con una coltellata alla Gola, Stefano Leo. Poco dopo il delitto disser di averlo ucciso perchè era felice.

Omicidio Stefano Leo, 30 anni per Mechaquat: lo uccise perchè "aveva un’aria felice"

La Corte d’Assise d’Appello di Torino ha confermato la condanna a 30 anni di carcere per Said Mechaquat, l’uomo che, nel febbraio 2019, uccise ai Murazzi a Torino Stefano Leo, un ragazzo biellese di 34 anni che il killer nemmeno conosceva.

Mechaquat si era appostato in un vialetto del Lungo Po per aggredire Stefano. Il giovane stava andando a lavoro, faceva il commesso in un negozio di abbligamento e Said lo uccise con una coltellata alla gola, con un coltello che si era procurato poco prima.

La sentenza di oggi

Come noto, l’assassino, un mese dopo, si costituì ai carabinieri, dicendo: “Volevo farla pagare alla città di Torino. L’ho ucciso perchè era giovane e felice. Volevo fare qualcosa di eclatante”... motivazioni che il padre di Stefano definì “inaccettabili”. La sentenza di oggi, emessa dalla corte d’Assise d’Appello di Torino, conferma il verdetto di primo grado.

L’imputato aveva chiesto l’esecuzione di una nuova perizia psichiatrica per vedersi riconosciuto almeno un parziale vizio di mente ma i giudici non hanno visto la necessità di procedere a un nuovo esame in questo senso. Mechaquat, per il sostituto procuratore generale Giancarlo Avenati, ha agito come un terrorista privato e ha ucciso Stefano Leo come estremo passaggio di un prolungato stalking alla ex fidanzata che lo aveva lasciato. Con quell’assassinio, secondo l’accusa, voleva terrorizzarla.

La signora Mariagrazia Chieri, mamma di Stefano Leo, ha così commentato la decisione dei giudici di condannare Mechaquat a 30 anni di reclusione: “Posso solo dire che la nostra richiesta di giustizia è stata accolta anche se poi rimane la tragedia che sappiamo però era quello che speravamo”, aggiungendo: “Abbiamo avuto conferma che la giustizia ha fatto quello che doveva fare”, senza, poi voler commentare il fatto che l’imputato, nel corso di un’udienza, aveva chiesto scusa per il gesto. “E’ una questione privata, non voglio commentare”, ha detto.

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