La trovarono esanime nella cucina della sua villetta di Montecassiano, in provincia di Macerata. Era la vigilia del Natale 2020, Rosina Carsetti aveva 78 anni. L’autopsia rivelò una clavicola e quattordici costole fratturate, a significare che Rosina venne schiacciata a terra dall’assassino, mentre veniva strangolata a mani nude.
Per l’omicidio è stato condannato all’ergastolo -in primo grado- il nipote di Rosina, il 22enne Enea Simonetti. Ma i giudici della Corte di Cassazione di Macerata, esattamente due anni dopo, sconfessano l’impianto accusatorio del pubblico ministero Vincenzo Carusi che chiese la massima pena anche per il nonno e la madre di Enea.
Questi due assolti dall’accusa di omicidio volontario ma condannati -due anni, pena sospesa- per aver cercato di depistare le indagini, per aiutare il killer. Nelle motivazioni depositate in questi giorni, i giudici rilevano un astio crescente tra la nonna ed il nipote. Il movente del delitto è da ricercare nel timore dopo un ennesimo diverbio per denaro con Rosina, che sembra abbia minacciato di chiamare i carabinieri e denunciare il nipote, il ragazzo si sia scagliato contro la donna.
Insomma un delitto d’impeto, senza premeditazione. Una situazione esasperata dalla difficile convivenza tra i due gruppi familiari: quello dei nonni e quello della famiglia di Enea. Malgrado il giovane abbia puntato il dito contro il nonno Enrico Orazi e la madre Arianna Orazi, i giudici non hanno ritenuto attendibile questa testimonianza. Secondo il pubblico ministero, il delitto era maturato in un clima di vessazione e di maltrattamenti nei confronti di Rosina. Ma i giudici hanno ritenuto improbabile questa ricostruzione.
Anzi la donna era persona con grande personalità in grado di fronteggiare i parenti ed addirittura una volta è stata la stessa Rosina a far volare degli schiaffi, contro i familiari. Non ci sono state evidenze di maltrattamenti fisici. Insomma ad uccidere è stato Enea. Orazio ed Arianna fisicamente risultano lontani dalla scena del crimine al momento del decesso, e non vi sono elementi che indicano un’organizzazione del delitto da parte della madre di Enea. Anzi i riscontri portano ad ipotizzare un coinvolgimento improvviso, per la richiesta di aiuto da parte di Enea.