Emanuele Impellizzeri, 38 anni, si è tolto la vita nel carcere di Verona. Accusato dell’omicidio di Chiara Ugolini, avvenuto lo scorso 5 settembre a Bardolino, è stato trovato impiccato alle 5:30 di stamattina.
A riferirlo è il sottosegretario nazionale dell’Uilpa Polizia Penitenziaria, Gennarino De Fazio, e la notizia è stata confermata dall’avvocato d’ufficio dell’uomo, Mattia Guidato. Proprio oggi era previsto l’interrogatorio di Impellizzeri.
La ricostruzione dell’omicidio
Impellizzeri, originario di Catania, era stato fermato lo scorso 6 settembre mentre fuggiva in moto lungo l’autostrada del sole nei pressi di Firenze, dopo la scoperta del cadavere di Chiara Ugolini nell’appartamento che la ragazza condivideva con il compagno, a Calmasimo di Bardolino, in provincia di Verona. L’uomo, che davanti ai magistrati si era avvalso della facoltà di non rispondere, era accusato di aver commesso il delitto, con le aggravanti di aver agito con crudeltà e per motivi abietti.
Ancora il movente dell’omicidio resta sconosciuto e l’autopsia sul corpo di Chiara, purtroppo, non ha permesso di determiare la causa del decesso. Nell’effettuazione dell’esame autoptico, eseguito nell’istituto di medicina legale di Verona e durato circa 4 ore, sono emersi diversi traumi interni che hanno permesso di ricostruire almeno una parte del delitto.
Tra Chiara e il suo assasino c’è stata una colluttazione violenta e prolungata, molto probabilmente. Il cadavere presentava numerosi traumi interni, in particolare alla nuca, al torace e all’addome. Un ruolo importante potrebbe aver avuto la candeggina che la vittima è stata costretta a ingerire mentre l’assassino le schiacciava uno strofinaccio imbevuto con essa sulla bocca per non farla urlare e non è escluso che le abbia versato a forza il liquido caustico in bocca.
Il 38enne, originario di Catania, uscito dal carcere solo lo scorso giugno, era stato fermato nella notte del 6 settembre dalla Polstrada lungo l’autostrada del Sole. La vittima era stata trovata distesa sul pavimento dal fidanzato. La giovane era sola in casa al momento del delitto: era tornata dal lavoro alle 14 e, proprio il suo mancato rientro in servizio nel pomeriggio, aveva fatto scattare le preoccupazioni del compagno.
Gli inquirenti non escludevano l’ipotesi che Impellizzeri volesse aggredirla sessualmente e che, nonostante la resistenza, la ragazza avesse avuto la peggio. L’uomo si era introdotto nell’appartamento arrampicandosi dal piano inferiore, salendo su un terrazzino. Quando era stato fermato, oltre ad essere sporco di sangue, Impellizzeri presentava graffi al volto, segni evidenti di una colluttazione.