Omicidio Caccia: ergastolo per Schirripa, ma restano ancora dei misteri

Sentenza di primo grado, dopo che l'omicidio di Bruno Caccia è stato avvolto in un mistero per ben 34 anni e con un processo annullato. I parenti del magistrato però non si arrendono e dichiarano che cercano ancora la verità.

Omicidio Caccia: ergastolo per Schirripa, ma restano ancora dei misteri

Rocco Schirripa è un panettiere di Torino che fu accusato per l’omicidio del procuratore Bruno Caccia. Il 64enne, che è stato arrestato nel dicembre 2015, ha chiuso nel peggiore dei modi la sua ultima sentenza in tribunale, poiché è stato ritenuto il responsabile della morte del procuratore Bruno Caccia, ucciso il 26 giugno 1983 con dei colpi di pistola in via Sommacampagna a Torino. 

A causa di questo omicidio fu condannato già Domenico Belfiore, ex capo dell’omonimo clan. Tuttavia sulla vicenda, come afferma la stessa famiglia, restano ancora delle domande e dei dubbi mai risolti. E alla Procura di Milano c’è un’inchiesta aperta a carico di Francesco D’Onofrio, uomo che è ritenuto assai vicino alla ‘ndrangheta ed indagato come possibile responsabile di questo omicidio, in base alle dichiarazioni di un pentito della mafia.

Secondo un’altra ipotesi, il clan Belfiore avrebbe eliminato il procuratore Bruno Caccia, poiché era un uomo incorruttibile rispetto agli altri magistrati che c’erano in precedenza, e con lui intorno era difficile concludere buoni affari. Gli avvocati di parte poi collegano questo omicidio ad un altro caso su cui il procuratore stava lavorando, cioè sul riciclaggio di denaro al Casinò di Saint Vincent, soldi che provenivano presi dai sequestri di persona.

Il panettiere Rocco Schirripa non prende bene questa decisione e usa parole pesanti: “Per protestare contro questa messa in scena, questa farsa che lascerà liberi i veri responsabili, ho deciso che da oggi farò lo sciopero della fame. Consapevole di tutti i rischi che questo comporta. E dispiaciuto soltanto per la mia famiglia”.

Dopo queste dichiarazioni, la Corte d’Assise, dopo sei ore di camera di consiglio, hanno rivelato il loroverdetto, confermando l’ergastolo. La Procura di Milano ha disposto anche una provvisionale di 300 mila per i tre figli del magistrato che fu ucciso, con i soldi che verranno presi in un separato giudizio civile.

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