Nuovo virus dall’America latina: Zika, primi casi anche in Italia

Il nuovo virus dopo Ebola si chiama Zika, preoccupa meno se colpisce adulti e ragazzi, i sintomi sono: febbre bassa, eruzioni cutanee, dolori e arrossamento degli occhi. Non è grave, ma può essere pericoloso per i feti perché può provocare microcefalie.

Nuovo virus dall’America latina: Zika, primi casi anche in Italia

Primi casi di infezione da virus Zika registrati in Europa: quattro in Italia, tre in Gran Bretagna e due in Catalogna. I contagiati rientravano tutti da viaggi in Paesi del Sud America e dai Caraibi.

La sanità britannica ha diramato le prime notizie tutto sommato tranquillizzanti, ha infatti puntualizzato che il virus Zika nelle isole britanniche “non si trova in forma naturale” e “non si contagia direttamente da persona a persona”. Possibile veicolo di trasmissione del virus è la zanzara tigre.
“In Brasile il boom dei casi, ne sono stati registrati un milione e mezzo”, spiega Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli studi di Milano, e direttore sanitario dell’Istituto Galeazzi. “Il virus è ‘vecchio’, fu scoperto nel 1947, il suo nome è legato a una foresta dell’Uganda. Il virus è correlato alla dengue, alla febbre del Nilo occidentale già presente in Italia, tutte malattie provocate da virus membri della famiglia flaviviridae”.

“Negli anni 60 e 70 – continua l’esperto – fu individuato in alcune scimmie in Nigeria. Poi s’è diffuso in diverse nazioni, Uganda, Egitto, Sierra Leone, Gabon, Malesia, Filippine, Thailandia, Vietnam. Ma le prime epidemie preoccupanti sono state registrate nel 2007 in alcune regioni della Micronesia, in Colombia e in Nuova Caledonia”.

I sanitari insomma tendono a minimizzare, precisano che la malattia non ha certo la letalità di Ebola, che scatenò un vero caos nella comunità scientifica internazionale e non poca paura nelle persone; nel 25% dei casi Zika è asintomatico. Nella gran parte dei contagi la sintomatologia è lieve con forme di febbricola, congiuntivite ed esantemi. La differenza negli anni è nell’espansione che sta avendo dal 2015, infatti: “pur essendo presente da tempo ma con focolai circoscritti – spiega Pregliasco – è dal 2015 che è in corso una forte epidemia in Brasile, dove addirittura si pensa a una correlazione tra il virus e le microcefalie dei neonati”.

A tal proposito la Colombia sconsiglia finanche alle donne di rimanere incinte in questo periodo. Continua Pregliasco: “Il contagio, potenzialmente, può essere diffuso in Europa anche dalla zanzara tigre, com’è avvenuto, ad esempio, qualche anno fa nel Riminese quando un turista, ammalato di chikungunya, ha provocato una piccola epidemia diffusasi via zanzare, contagiando 200 persone”.
La prevenzione è possibile e non richiede misure estreme, essenziale è l’isolamento delle persone infette da parte del sistema di sanità pubblica; vietando loro di uscire nel periodo della malattia si evita la puntura dalle zanzare. Bonifiche ambientali poi possono ridurre la presenza di questo insetto veicolo del virus.

Il collegamento tra il virus e le patologie fetali (i bambini nascono con piccole teste e un cervello poco sviluppato) si è sviluppato in Brasile dove si è registrato in questo periodo un picco di casi di Zika e di microcefalie. Anche qui, la sanità di Brasilia ha raccomandato alle donne di rimandare eventuali gravidanze. Non esiste oggi alcun vaccino contro il virus.

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