"Non voglio sposare quell’uomo". La madre si infuria con la figlia: acqua rovente, calci e forbici alla gola

Una giovane donna di origini egiziane, nata e cresciuta a Milano, ha subito vessazioni e minacce da parte della madre per aver rifiutato un matrimonio combinato in Egitto con il figlio di amici dei genitori.

"Non voglio sposare quell’uomo". La madre si infuria con la figlia: acqua rovente, calci e forbici alla gola

In una storia che sembra strappata dalle pagine di un romanzo drammatico, ma che purtroppo rispecchia la cruda realtà di una giovane donna di Milano, si dipana il racconto di una lotta per l’autodeterminazione e contro i matrimoni combinati. La protagonista di questa vicenda è una ragazza di 24 anni, di origini egiziane ma nata e cresciuta a Milano, che ha trovato il coraggio di dire “no” a un matrimonio non desiderato, scatenando le ire di sua madre.

La famiglia, radicata nella comunità milanese per anni, ha vissuto un drastico cambiamento quando il capofamiglia, seguito dalla moglie e da due delle tre figlie, ha deciso di trasferirsi in Egitto. La ragazza, tuttavia, ha scelto di rimanere a Milano per continuare i suoi studi, ignara del calvario che l’avrebbe attesa.

Circa un anno fa, dopo aver espresso il suo rifiuto a contrarre matrimonio con il figlio di amici dei genitori in Egitto, la giovane ha iniziato a subire vessazioni fisiche e psicologiche da parte della madre. Gesti che vanno dai calci e colpi di cintura, fino a minacce con acqua bollente e tentativi di isolamento forzato. La situazione è degenerata al punto che la giovane è stata costretta a fuggire di casa, episodio durante il quale sia lei che la madre sono cadute dalle scale.

In aula, davanti ai giudici del tribunale di Milano, la ragazza ha raccontato tra le lacrime le numerose vessazioni subite, inclusi lanci di oggetti e minacce con forbici alla gola. Ha inoltre rivelato di aver trovato l’amore in Italia, dove ha conosciuto il suo attuale marito. Questa relazione è stata ostacolata dalla madre, che ha cercato di interrompere ogni comunicazione tra i due, arrivando a confiscare il cellulare della figlia.

La madre è attualmente a processo per vessazioni aggravate e tentata costrizione al matrimonio. La comunità, così come l’opinione pubblica, attende con ansia l’esito del processo, sperando che possa rappresentare un passo avanti nella lotta per i diritti individuali e contro le pratiche oppressive.

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