Una multa è sempre una scocciatura, specialmente in tempi di crisi come questi, in cui per molte famiglie già riuscire ad arrivare a fine mese può rivelarsi un’impresa degna di un provetto Odisseo. Ma cosa faremmo se dovessimo confrontarci con una sanzione da oltre 3.000 euro, solamente per avere fatto pipì in un luogo pubblico?
Ne sa qualcosa un uomo residente a Sartirana (Pavia), la cui incredibile vicenda è stata raccontata dal quotidiano lombardo Provincia Pavese, pur mantenendo il riserbo sull’identità del protagonista della vicenda. Quest’ultimo infatti aveva necessità di urinare, e si era recato presso un giardino pubblico per espletare quel bisogno oramai divenuto improrogabile.
Purtroppo per lui però qualcuno l’ha visto ed ha sporto denuncia, tant’è che solo qualche giorno più tardi i carabinieri si sono presentati a casa sua, presentandogli la denuncia con annessa maxi multa di 3.333 euro. Una cifra esorbitante, se si pensa all’effettiva gravità di quell’azione.
Ma l’uomo non s’è perso d’animo, e proprio alla Provincia Pavese ha raccontato la sua verità, spiegando i motivi che l’hanno spinto a quel gesto. “Dove lavoro non ho il bagno” ha svelato il protagonista della vicenda, il quale ha poi spiegato che di solito per espletare i propri bisogni – mancando per l’appunto un wc sul posto di lavoro – è solitamente costretto a rivolgersi agli esercizi pubblici di via Cavour e dintorni.
Quel giorno però era pieno agosto, e praticamente tutti gli esercizi commerciali in zona erano chiusi per ferie. Così lo sventurato si è trovato senza un bagno dove poter urinare, e senza nemmeno la possibilità di andare a prendersi un caffè al bar per poter usufruire dei servizi igienici altrui. L’unica soluzione che gli rimaneva, era per l’appunto trovare un posto appartato dove poter liberare la vescica.
Ma ironia della sorte è stato pizzicato proprio nell’atto di fare pipì ai giardini di piazza Risorgimento, e da lì è scattata la denuncia per “atti contrari alla pubblica decenza”. Con l’entrata in vigore delle ultime riforme si tratta do un reato che non rientra più nell’ambito penale, ma al contempo la sanzione prevista per azioni di questo genere è stata fissata in un range da un minimo di 5.000 ad un massimo di 10.000 euro.
In questo caso specifico le autorità competenti hanno stabilito una decurtazione che ha portato l’ammontare della multa a “soli” 3.333 euro. Una cifra che, pur ammortizzata, al netto delle circostanze appare assolutamente ridicola se comparata alla gravità del “reato” in questione.