Sarebbero 180 i Black Bloc che avrebbero attirato le attenzioni degli investigatori (italiani e stranieri), che sospettano che abbiano partecipato alla manifestazione No Expo del 1° maggio a Milano. A dichiararlo è stato il Ministro degli Interni Angelino Alfano, che ha affermato come un’ottantina siano stati identificati ‘preventivamente’, mentre altri 100 sarebbero stati identificati durante e dopo il corteo.
Intanto, il gip Donatella Banci Buonamici ha convalidato l’arresto per i cinque fermati durante la manifestazione, accogliendo le richieste del procuratore Maurizio Romanelli: si tratta di Pasquale Davide, Heidi Panzetta, Jacopo Piva, Anita Garola, Jacopo Piva e Mirko Leone, che però non sarebbero Black Bloc, ma avrebbero “aderito e contribuito ai disordini usando mezzi particolarmente insidiosi anche per l’incolumità dei cittadini“. Proprio per questo sono accusati, a vario titolo, di resistenza aggravata.
La loro sarebbe “un’indole estremamente violenta, desumibile dagli atti compiuti, e se venissero lasciati in libertà ci sarebbe il pericolo che partecipassero ad altre manifestazioni di protesta violenta contro Expo 2015“. Rischio di reiterazione del reato, motivo per il quale la misura degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico sarebbe considerata “inidonea”.
I cinque hanno respinto ogni tipo di accusa, ma secondo gli inquirenti le loro versioni non sarebbero credibili: “Oltre a negare quanto emerge con tutta evidenza nei verbali di arresto, si sono dichiarati del tutto estranei al clima di violenza esistente in quel momento quasi che, casualmente, si fossero trovati coinvolti negli scontri“; inoltre, “nessuno di loro ha pensato di dissociarsi dai manifestanti violenti ma ne hanno al contrario avallato l’operato“.
Il punto su cui battono gli avvocati difensori è proprio l’esatta identificazioni degli assistiti, non essendoci nei verbali alcun riferimento all’aspetto fisico degli imputati, che sono peraltro stati fermati in un luogo diverso da dove sono avvenuti gli scontri. Alfano, intanto, propone di “dare più potere ai prefetti per vietare anche quei cortei pacifici dove però c’è il rischio infiltrazioni. Aumentare le pene. E introdurre l’arresto differito come per le partite di calcio”.