Silvia Romano, nel 2018, si trovava in Kenya per partecipare a un progetto curato dalla onlus “Africa Milele”, educando alcuni bambini nel villaggio Chakama, nella contea di Kilifi. Il 20 novembre dello stesso anno viene però rapita dagli jihadisti somali di al-Shabaab, e lo scopo ovviamente è quello di ottenere soldi e armi per il suo rilascio.
La sua liberazione avviene, come riportato da un tweet del premier Giuseppe Conte, nella giornata del 9 maggio. Sin da subito non sono mancate le critiche, tra cui quelle di molti che hanno accusato il governo di aver usato i soldi pubblici per aiutare una cellula terroristica. Ma, come forse in pochi ricordano, solamente negli ultimi anni ci sono storie simili a quella di Silvia Romano, che sono passate inosservate.
Le altre tre storie italiane
Come riportato da Cathy La Torre, tra il 2019 e 2020 sono stati liberati altri tre italiani: Luca Tacchetto, Alessandro Sandrini e Sergio Zanotti. Il primo, insieme alla compagna Edith Blais, è rimasto in ostaggio per 15 mesi in Mali dopo il rapimento avvenuto in Burkina Faso. Una volta sbarcati in Italia, oltre a confermare di essersi convertito all’Islam, hanno voluto aggiungere che sono stati trattati bene: “Non ci hanno mai minacciato con le armi, mangiavamo tutti i giorni anche se poco”.
Alessandro Sandrini è stato rapito al confine tra Siria e Turchia nel 2016, venendo poi liberato dal “governo di salvezza”, gruppo antigovernativo della zona di Idlib, una città della Siria nord-occidentale. Anche lui si è convertito all’Islam: “Sono stato tratto abbastanza bene, mai minacciato di morte: mi ha salvato l’attività fisica che riuscivo a fare e la disciplina che mi sono dato”.
L’imprenditore Sergio Zanotti è invece andato in Turchia con l’obbiettivo di comprare dinari antichi da rivendere in Europa, dove nel mercato della numismatica hanno un buon valore. La sua liberazione, come rivelato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte nel 2019, è avvenuta grazie a un negoziato. L’uomo probabilmente è stato l’unico a non convertirsi all’Islam, ma ai pm di Roma ha dichiarato: “Ho cambiato dieci prigioni, ma sono stato trattato abbastanza bene”.
Le critiche su Silvia Romano
Fortunatamente, nonostante le dinamiche e la conversione all’Islam combacino con quelle di Silvia Romano, i tre uomini non sono mai stati minacciati di morte e sono stati praticamente ignorati dal mondo dei social network e della politica italiana.
I motivi dietro a questo odio, al momento, sono sconosciuti, ma Cathy La Torre dà un epilogo triste, ma probabilmente veritiero, a questa storia: “Diciamolo chiaramente: il vostro problema è l’aver visto una donna. Una donna libera e indipendente. Libera dal ruolo costruitole su misura da una società malata. Libera di “andare a casa loro” e di aiutare dei bambini bisognosi. Libera di convertirsi. Libera di indossare uno jilbab. Libera di essere semplicemente Aisha”.