Una nuova bufera si è addensata sulla linea 6 della metropolitana di Napoli, che collega Fuorigrotta e Mergellina. La linea, già chiusa nel 2013 per l’attuazione di lavori di prolungamento della linea stessa, dovrebbe ritornare a funzionare a pieno regime entro l’anno con l’apertura delle due stazioni di San Pasquale e Arco Minelli e poi, nel 2019, con l’apertura della stazione di Chiaia.
Programma pensato a regola d’arte, che prevedeva anche di passare da 25 vecchi treni a 39 nuovi convogli, per una spesa totale di un centinaio di migliaia di euro. E proprio i nuovi treni rischiano di far saltare l’intero progetto: sì, perché sono troppo grandi. Non possono essere calati sui binari, con le gru, dall’unico foro disponibile che è largo, appunto, solo 27 metri.
Sembra che la sorte si stia accanendo con l’azienda partecipata del comune, l’Anm. Da qualche giorno, la società è stata ammessa al concordato preventivo nel tentativo di evitare un crac che sarebbe devastante non solo per l’immagine dell’amministrazione del sindaco De Magistris ma soprattutto per le centinaia di lavoratori che perderebbero il lavoro.
Allo stato attuale l’Anm ha circa 200 milioni di euro di deficit e vari conflitti sindacali e dirigenziali che potrebbero essere risolti solo per miracolo. Tensioni che vanno dagli assurdi superminimi da 100mila euro che sono stati pagati ai funzionari nonostante le casse fossero quasi vuote, all’altissima percentuale di assenteismo tra i dipendenti, passando per l’obsolescenza dei bus, alcuni vecchi di vent’anni, che potrebbero mettere in pericolo sia gli autisti che i viaggiatori.
Come risolvere il problema? Potrebbero essere utilizzati i convogli da 25 metri, comprati circa 30 anni fa, ma l’Anm sarebbe costretta a dei lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria. Oppure, si potrebbe costruire un parcheggio a raso nel quartiere Bagnoli dove posizionare i nuovi treni sui binari e creare un collegamento con la linea 6. Con quali soldi, però, non si sa.