Napoli, femminicidio di Anastasiia, il marito alla suocera: "l’ho bruciata io, compra i fiori"

Anastasiia era fuggita dalle atrocità della crisi umanitaria in corso assieme alla sua figlioletta. Giunta a Napoli, è stata bruciata viva dal suo compagno, oggi in carcere.

Napoli, femminicidio di Anastasiia, il marito alla suocera: "l’ho bruciata io, compra i fiori"

Una palazzina del Borgo Sant’Antonio Abate, rione mercatale nel centro di Napoli, è stata il teatro di un’agghiacciante femminicidio; l’ennesimo che va ad aggiungersi alla lunga lista di donne morte in Italia per mano di chi diceva di amarle.

Questa è la triste storia di una ragazza di soli 23 anni, Anastasiia Bondarenko, morta a seguito di un incendio scoppiato nella abitazione in cui viveva… un incendio che si scoprirà essere stato doloso, provocato dal compagno 26enne ucraino, Dmytro Trembach, finito in manette per l’omicidio della giovane.

La ricostruzione della tragedia

Immaginiamo una ragazza che implora aiuto mentre le fiamme la avvolgono in bagno. Immaginiamo la figlia di soli 5 anni che, piangendo, supplica la coinquilina, quella che riuscirà a mettere in salvo solo lei, di salvare la madre mentre il rogo la sta divorando. L’orrore di quel giorno è racchiuso in 40 pagine ed essenziale per ricostruire l’accaduto è proprio la testimonianza di Oleva Donchack, la donna russa che viveva in quella casa in subaffitto come Anastasiia che, invece, era ucraina. E’ stata proprio Oleva, che conosce l’ucraino, a mettere in salvo la piccola.

Per Anastasiia, scappata dalla crisi umanitaria in corso, non c’è stato nulla da fare. E pensare che era ritornata a Napoli, assieme alla figlia, solo il 1 marzo. Per gli inquirenti non ci sono dubbi: ad appiccare l’incendio a a provocare la morte della ragazza è stato Dmytro Trembach e a nulla sono serviti i molteplici tentativi di depistaggio.

Inizialmente si era parlato di corto circuito, di malfunzionamento di un elettrodomestico; poi l’uomo ha accusato un connazionale di essere l’amante della povera vittima, fino a quando c’è stata la svolta. Ad incastrare il 26enne, compagno della donna uccisa, proprio il suo cellulare che, il giorno in cui è stato commesso il femminicidio, era agganciato alle celle dei ripetitori corrispondenti al Borgo Sant’Antonio Abate.

A questo si sono aggiunte le testimonianze dei coinquilini e della bambina, e le atroci parole che la madre della vittima, accorsa dall’Ucraina dopo aver saputo che sua figlia era stata uccisa, si era sentita dire dall’omicida il giorno prima, tramite un messaggio: “Puttana, non vedrai più tua figlia” ed ancora: “Io ho bruciato Anastasiia. Puoi comprare i fiori per il funerale”.

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